(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 28 set. - L'Italia e' il primo
paese in Europa per numero di parti cesarei con quattro bambini
su dieci che nascono con un'operazione. E nel 2009 le donne che
hanno scelto, o sono state costrette a sottoporsi all'operazione
per far nascere i propri figli e' cresciuto al 38,43% dei parti
complessivi contro il 38,32% del 2008. Un trend in crescita,
dunque, fotografato da Agenas, l'Agenzia nazionale per i servizi
sanitari regionali, di imminente pubblicazione sulla rivista
trimestrale Monitor. Un dato che fa un po' impressione visto i
recenti fatti di cronaca che hanno visto diversi neonati morti o
in coma per dei parti cesarei negati. Spesso infatti il ricorso
al cesareo viene fatto da medici con poca esperienza nel gestire
un parto naturale.
L'aumento e' avvenuto quasi ovunque, anche nelle Regioni che si
mantengono al di sotto della media nazionale come la Sardegna,
che dal 2001 al 2009 e' cresciuta dal 32,54% al 37,35, la Liguria
(da 30,46% a 37,16), la Lombardia (dal 25,31% al 28,71, la
Provincia autonoma di Bolzano (dal 14,09% a 25,49). Solo Trento
ha ridotto dell'1,4%. Continuano l'ascesa le Regioni sopra la
media. La Campania e' riuscita addirittura a guadagnare
portandosi dal 61,89% al 62,24. Unica eccezione, la Basilicata,
in accentuata fase decrescente, dopo il record negativo del 2003,
quando oltre la meta' dei bebe' rilasciavano il primo vagito in
sala operatoria.
Tra i dati riportati da Agenas c'e' il fatto che la maggior parte
dei parti cesarei viene fatto nelle strutture private e in quelle
in cui vengono effettuate meno di 500 nascite all'anno. Insomma
in strutture che secondo il piano nazionale sanitario dovrebbero
essere chiuse. Tanto e' vero che il ministro della Salute
Ferruccio Fazio ha deciso di inviare presto una circolare. "Le
nascite devono avvenire in condizioni di sicurezza, in centri con
terapia intensiva neonatale - ha detto Fazio - L'eccesso di
cesarei dipende anche dalla disorganizzazione. Incoraggeremo il
parto indolore e con il ministro Mariastella Gelmini abbiamo in
programma di rivedere i percorsi formativi degli specializzandi
in anestesia e ginecologia".
(Wel/ Dire)