CELIACHIA, UNA DIAGNOSI SU CINQUE È SBAGLIATA
85.000 CASI IN ITALIA, "MA SONO LA PUNTA DELL'ICEBERG"
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 28 set. - Una volta la celiachia
era praticamente ignorata, oggi vi e' il pericolo opposto: le
false diagnosi. A dirlo, il professor Gino Roberto Corazza,
Direttore della Clinica Medica San Matteo di Pavia, uno dei
grandi esperti di celiachia a livello internazionale, intervenuto
al Festival della Salute di Viareggio.
"I pazienti accertati sono ancora la punta dell'iceberg, ma
quasi nel 20 per cento dei casi si tratta di falsi positivi,
persone che cioe' non sono veramente malate, ma sono ugualmente
sottoposte a dieta priva di glutine". Detto altrimenti, la
complessita' della diagnosi porta alcuni soggetti (i falsi
positivi) a seguire una dieta priva di glutine mentre continuano
ad esistere i veri malati che, ignari del disturbo, continuano
con l'alimentazione "normale", per loro pericolosa.
Lo studioso ha poi inquadrato il problema-celiachia a livello di
numeri. Secondo i database medici, in Italia i malati sono
85.000, ma essi sono "Solo della punta dell'iceberg: secondo le
ultime stime, sono 350.000 pazienti non ancora diagnosticati". A
livello personale, Corazza ricorda come "Tra il 1995 e il 2005 si
sono rivolti a me 605 pazienti celiaci: quasi nel 20% dei casi la
diagnosi non e' stata confermata".
Sul tema e' intervenuta anche la dottoressa Gloria Mumolo,
gastroenterologa dell'Azienda Ospedaliero Universitaria di Pisa,
descrivendo quello che in gergo viene definito "limbo
diagnostico": "Non esiste un solo test per verificare con
certezza la celiachia, occorrono diversi tipi di analisi, tra cui
la gastroscopia, almeno 4 biopsie nei casi di pazienti adulti,
esami inerenti gli anticorpi e infine test genetici. E nonostante
cio' e' necessario avere molta competenza e molta esperienza nel
campo per poter interpretare correttamente tutti i risultati".
(Pic/ Dire)
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