DA 21 ASSOCIAZIONI DI GENITORI ADOTTIVI E 35 ENTI AUTORIZZATI
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 24 set. - Per i bambini adottati
l'ingresso a scuola puo' diventare un calvario. Soprattutto se
appena arrivati da un paese straniero. Non si sentono ancora
pienamente figli dei loro nuovi genitori e devono anche
affrontare un ambiente nuovo. Non ci sono regole, pero', nella
scuola italiana per garantire a questi alunni una buona
accoglienza. E se un genitore ritiene che per il figlio sarebbe
meglio rinviare di un anno l'inserimento scolastico, deve
presentare un certificato di handicap. Per questo 21 associazioni
di genitori adottivi e 35 enti autorizzati per l'adozione
internazionale, hanno scritto al ministro dell'Istruzione,
Mariastella Gelmini, per chiedere "un confronto istituzionale tra
il Ministero e chi opera ed e' coinvolto nel mondo
dell'adozione".
Fra i problemi principali sottoposti all'attenzione della
Gelmini, "l'impossibilita' di rinviare l'inserimento di un
bambino alla scuola elementare se non dietro presentazione di un
certificato di handicap- si legge nella lettera inviata al
ministro-: un provvedimento inaccettabile che non tiene
assolutamente conto del fatto che un bambino appena arrivato in
Italia ha generalmente bisogno di un adeguato periodo di
adattamento alla famiglia e al Paese, non solo per questioni
linguistiche, ma soprattutto per acquisire le competenze socio
affettive necessarie per un adeguato inserimento sociale".
Non c'e' mai stato un confronto fra genitori, enti abilitati
all'adozione e ministero dell'Istruzione. "Con molti circoli
didattici sono in corso progetti di inserimento -spiega Anna
Guerrieri, vicepresidente dell'associazione Genitori si diventa-,
ma non c'e' nulla di organico a livello nazionale". E cosi'
accade che con una circolare l'Ufficio scolastico provinciale di
Milano sancisca categoricamente che solo il certificato di
handicap possa far rimandare l'entrata a scuola del bambino. "In
altre parti d'Italia ci sono state famiglie che hanno presentato
un certificato di disturbi del linguaggio o di depressione
infantile - sottolinea Anna Guerrieri -, ma e' sbagliato
diagnosticare situazioni non vere o vere solo in parte".
(Wel/ Dire)