(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 17 set. - Se saremo grassi,
addirittura obesi, o se invece avremo una linea invidiabile, lo
stabilisce anche l'ambiente circostante in cui viviamo fin da
piccoli, e il numero di stimoli cerebrali e di tipo sociale cui
siamo sottoposti durante l'infanzia. E' il risultato di uno
studio condotto sui topi da un gruppo di ricercatori pisani
dell'Istituto europeo per la prevenzione e terapia dell'obesita',
appartenenti al Dipartimento di endocrinologia dell'Azienda
ospedaliero-universitaria pisana, alla Scuola Normale Superiore,
all'Istituto di neuroscienze del CNR e all'Universita' di
Firenze, coordinati da Margherita Maffei e Tommaso Pizzorusso. La
ricerca, pubblicata nei giorni scorsi sull'ultimo numero della
rivista scientifica americana Proceedings of the National Academy
of Sciences, ha dimostrato che e' possibile aumentare la
leptino-sensibilita' del topo, esponendolo ad un cambiamento
radicale delle condizioni di vita, o meglio, ad un diverso "life
style". La leptina e' quell'ormone prodotto dal tessuto adiposo
che agisce sul cervello per sopprimere l'appetito e indurre
dimagrimento. Lo studio, condotto sui topi, ha rilevato che
l'ambiente in cui si e' sottoposti fin dalle prime fasi della
vita influenza le abitudini alimentari e la sensibilita' alla
leptina. Se infatti si pone il topo, fin dalla nascita, in una
situazione di "arricchimento ambientale", in cui sono favoriti
non solo l'esercizio fisico ma anche attivita' tipicamente
"cerebrali" quali l'esplorazione dello spazio e di oggetti sempre
nuovi, il topolino risulta piu' leptino-sensibile, ovvero meno
suscettibile ad ingrassare. I ricercatori hanno dimostrato che
l'esposizione all'ambiente "arricchito" determina nell'ipotalamo
- il principale centro cerebrale dedicato alla regolazione del
metabolismo - un potenziamento della risposta dei neuroni al
segnale di sazieta' veicolato dalla leptina. Inoltre, lo studio
prova che l'arricchimento ambientale e' anche in grado di
modificare i circuiti nervosi che controllano l'appetito, i quali
potrebbero contribuire in modo determinante all'aumento della
sensibilita' alla leptina. Quest'ultimo dato e' particolarmente
interessante, poiche' non e' stato osservato nel caso in cui i
topolini erano sottoposti solamente a un programma di esercizio
fisico volontario, paragonabile, nell'uomo, al semplice "fare
movimento".
La ricerca dimostra dunque - una volta trasferiti i risultati
ottenuti sul topo nel campo della prevenzione della obesita'
umana - che il gioco, l'esplorazione, la socialita', in una
parola, la stimolazione cognitiva, giocano un ruolo importante
nel determinare gli effetti anti-obesita' osservati, potenziando
i benefici della sola attivita' fisica. Secondo gli studiosi
"esistono le basi biologiche per poter sostenere che favorire la
crescita del bambino con un ambiente fisicamente e
intellettualmente stimolante lo aiutera', tra l'altro, a
sviluppare un buon sistema di regolazione dell'appetito e del
peso corporeo." Al contrario, "limitare le sue potenzialita', non
incoraggiare i rapporti sociali, non fornire spazi adeguati per
l'attivita' fisica di tipo ludico, o favorire eccessivamente
attivita' passive come guardare la televisione - concludono -
probabilmente non lo aiutera' a stabilire un sistema di
autocontrollo rispetto alle abitudini alimentari."
(Wel/ Dire)