LO PROPONE IL DDL DELL'IDV IN CONSIGLIO REGIONALE UMBRO.
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 17 set. - Lasciare alla donna la
possibilita' di scegliere di partorire in casa, facendo si' che
la nascita torni a essere un evento naturale. Da realizzare in
condizioni di sicurezza e con un abbattimento dei costi rispetto
al ricovero ospedaliero. E' questo il contenuto della proposta di
legge che il gruppo dell'Italia dei valori in Consiglio regionale
dell'Umbria ha presentato oggi a Perugia. "L'Italia detiene il
record dei parti cesarei ed il minor numero di nascite a
domicilio. E' arrivato il momento di ridurre la corsa alla
ospedalizzazione di uno degli eventi piu' naturali - spiega il
primo firmatario della proposta Oliviero Dottorini - offrendo
alle partorienti tutte le condizioni di sicurezza, assistenza
continua e personalizzata, perche' possano scegliere liberamente
di mettere al mondo i propri figli a casa propria o in ambienti
idonei ed appositamente attrezzati, garantendo la possibilita' di
avvalersi dell'ospedale in caso di sopraggiunta necessita'".
"La legge non istituisce in Umbria il parto a domicilio che gia'
prevedono le leggi nazionali, obbligando le partorienti a
pagarselo per intero" - specifica Dottorini -, ma solo consentire
alle donne ed alle coppie, come raccomanda l'Organizzazione
mondiale della sanita', di potersi avvalere di questa libera
scelta: una pratica ampiamente diffusa nel Nord Europa. Nei Paesi
Bassi nasce in casa un figlio su tre, e proprio l'Olanda detiene
a livello mondiale il record della minor mortalita' da parto.
Pilastri della proposta di legge sono la sicurezza della
partoriente che presuppone l'esclusione in partenza dei casi
difficili che possano comportare complicazioni e come tali da
indirizzare all'ospedale fin dall'inizio; la decongestionane dei
reparti di maternita'; la sostenibilita' economica della scelta,
da garantire con il diritto della partoriente a vedersi
rimborsare i costi di assistenza sostenuti nella misura dell'80
per cento della tariffa regionale; la realizzazione di apposite
case di maternita'. In questa direzione, ricordano i promotori,
si muovono gia' regioni come Piemonte, Emilia Romagna, Marche,
Lombardia, Provincia di Trento, "dimostrando che questa scelta
non ha comportato un aumento dei casi di rischio".
Secondo l'Idv "lo scopo e' prefigurare in futuro un parto meno
ospedalizzato che si avvalga della modalita' di assistenza in
emergenza. In altre parole il parto a domicilio o nelle case di
maternita', finira' per ridurre i costi attuali proprio perche',
sulla base dei buoni risultati conseguiti, portera'
progressivamente ad un modello sostitutivo rispetto alla attuale
ostetricia". La regione non e' nuova a tenere desta l'attenzione
su questo tema: nel 2000 la Regione Umbria organizzo' appositi
corsi professionali per preparare figure legate al parto a
domicilio, mentre la Provincia di Perugia tenne a battesimo, era
il 2003, il corso finanziato dal Fse per 'mother assistant'.
Intanto, si registrano anche critiche alla proposta di legge,
specie di chi guarda con preoccupazione ai rischi legati al
ritorno al parto in casa.
"Le donne che hanno avuto un figlio ben conoscono quali
criticita' e difficolta' possono circondare il momento bellissimo
del parto, foriero di rischi per la partoriente e per il
nascituro" commenta Sandra Monacelli capogruppo Udc in Consiglio
regionale. "Sanno anche che la sicurezza e' l'aspetto essenziale
che occorre garantire alla donna ed al bambino e che solo una
struttura ospedaliera organizzata e' in grado, a mio avviso, di
fornire". Monacelli ricorda anche l'allarma lanciato di recente
dalla Societa' italiana di Ginecologia e Ostetricia: anche gli
ospedali dove nascono meno di mille bambini all'anno non riescono
a dare piene garanzie di sicurezza".
(Wel/ Dire)