"MAMME H" OGGI AL DIPARTIMENTO PER LE PARI OPPORTUNITÀ.
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 17 set. - "Vogliamo poter dire
apertamente di avere un figlio con disabilita' quando facciamo un
concorso, quando si va ad un colloquio di lavoro, senza sentirsi
bocciati in partenza.
Avere orari flessibili e non dover essere costretti a lasciare il
lavoro". Pari opportunita' per tutti, anche per le mamme con
figli disabili e non solo nel mondo del lavoro, ma nei servizi
sanitari e perche' no, anche nel tempo libero. E' questa la
richiesta che oggi le "Mamme H", un comitato nazionale di mamme
di bambini e ragazzi disabili gravi, sottoporranno al ministro
per le Pari opportunita', Mara Carfagna, in un documento che
raccoglie le difficolta' di essere mamme con un bambino disabile
oggi in Italia. "Al ministro - spiega Marina Cometto per le Mamme
H - chiederemo di parlare dell'esigenza di maggiori fondi in sede
di Consiglio dei ministri e l'impegno affinche' il ministero
possa organizzare dei confronti pubblici, coinvolgendo anche il
mondo delle politica, per ascoltare e proporre soluzioni".
Cinque le "pari opportunita' negate" su cui il comitato chiede
un intervento da parte del ministro: lavoro, salute e sanita',
rispetto dei sentimenti, tempo libero e "vita vera". Ma al primo
posto, spiega Cometto, non poteva non esserci il lavoro. E gia',
perche' succede che per molte mamme con un figlio disabile
continuare a lavorare o trovare una occupazione e' un lusso e per
permetterselo spesso e' necessario a mentire. "Succede che delle
donne non dicono di avere dei figli disabili perche' altrimenti
non vengono assunte - afferma -, questa e' la realta'. Ci sono
persone che accettano turni di notte anche se la legge le
sgraverebbe da questo impegno, per paura di essere licenziate".
Tutto perche' quella legge che tutela le famiglie con persone
disabili spesso non viene messa in pratica. "Per questo chiediamo
- aggiunge - che la legge 104 venga messa in regola e attuata a
tutti i livelli e che si prevedano delle penalizzazioni per chi
non la mette in pratica". Non e' semplice, infatti, far
coincidere gli orari di lavoro e quelli richiesti per la cura di
un bambino disabile grave. A volte, spiega Cometto, anche la
legge 104 non risolve tutti i problemi.
"Tre giorni al mese sono pochi - spiega -, perche' non avendo
flessibilita' di orari ci troviamo a far fronte alle esigenze dei
ragazzi che non sempre sono quelle degli orari lavorativi. Ci
sono persone che alle 7 di mattino devono andare a lavoro, come
si fa a preparare un bambino che deve andare a scuola in questo
caso? Non ci sono ne' obblighi di orari elastici o turni fissi,
questa e' un'opportunita' di lavoro negata. Specialmente quando
un bambino ha gravi disabilita' e non si puo' affidare a
chiunque".
La strada in salita per queste mamme non e' solo quella del
lavoro. Le difficolta' le si incontrano anche nel prendersi cura
del proprio bambino. "A volte quando sono ricoverati anche per
settimane, la presenza della mamma e' richiesta 24 ore al giorno,
ma non viene garantito almeno un pasto, ne' per la notte qualcosa
che non sia una sedia a sdraio che oltretutto bisogna portarsi da
casa. Occorre lavorare per mettere queste donne in condizione da
non sentirsi messe in un angolo". Nel documento, pero', si chiede
anche che i possibili interventi tengano conto dei sentimenti dei
bambini disabili. "Quando c'e' un bambino o un adulto con grave
disabilita' spesso la prima cosa che ci si sente proporre e' il
ricovero in istituto - aggiunge Cometto -. Se si aumentasse il
fondo sociale per permettere a queste mamme di avere piu'
assistenza a casa questi bambini non sarebbero obbligati ad
essere messi in istituto. Anche quando sono colpiti da gravi
disabilita' cognitive, non e' che siano privi di sentimenti. Li
provano, ma non riescono a spiegarli". Invece, continua Cometto,
gli istituti esistono ancora, "in barba alla legge 149 del 2000 -
continua - che prevedeva che entro dicembre 2006 tutti i minori
dovessero essere trasferiti se privi di famiglia in accoglienza
di tipo familiare. Non e' cosi', ci sono ancora istituti che
hanno anche 50 bambini ricoverati".
Pari opportunita', le Mamme H le chiedono anche nella
possibilita' di avere del tempo libero. "Le mamme con figli
disabili non ne hanno - spiega Cometto - e qualora ci fosse,
mancano le possibilita' economiche. Non si puo' pensare di
staccare un attimo la spina e andare a mangiare una pizza con gli
amici. Quando hai un bambino con disabilita', anche soltanto fare
una passeggiata, non e' facile. Bisogna trovare qualcuno a cui
affidarlo e che sia di fiducia". Siamo mamme per "48 ore al
giorno", dice, "a noi si chiede molto di piu' delle 24 ore. Anche
di notte dobbiamo essere pronte ad ascoltare i lamenti o i bip
dei macchinari". Al ministro, conclude Cometto, le Mamme H
chiedono una cosa semplice: "sentirci un po' piu' partecipi di
questa societa'".
(Wel/ Dire)