(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 14 set. - Cinque giorni di
cinema antropologico sull'infanzia e il simposio "Percepire i
bambini" sulla comprensione che i bambini e gli adulti hanno
dell'infanzia e dell'adolescenza. Una trentina di film
provenienti da 24 paesi di quattro continenti. Si e' concluso con
successo il 1° settembre il 30° Festival internazionale del Film
Etnografico di Arhus. Fra la trentina di film provenienti da 24
paesi di quattro continenti, alcuni sono senza dubbio da
segnalare. Tra questi Kites (Aquiloni) girato dalla polacca Beata
Dzianowicz, che in 80 minuti racconta la storia del gruppo di
apprendisti registi. Dodici adolescenti afghani della Art School
di Kabul, (tra di loro anche una ragazza) portano avanti un
lavoro sperimentale e unico in Afghanistan. Li guida Jacek
Szaranski, un giovane regista polacco che crede nel talento e
nella fantasia dei giovani studenti. I ragazzi documentano la
vita quotidiana della gente, i bambini che vivono in strada, i
negozianti, gli anziani e riescono a consegnare allo spettatore
una narrazione della storia dell'Afghanistan attuale che,
nonostante il conflitto che dura ormai da sette anni, riesce a
vivere in una parvenza di normalita'. Il tutto realizzato
attraverso gli occhi degli adolescenti che vivono quotidianamente
le difficolta' di un paese in guerra. Il Festival del Film
Etnografico di Århus ha pero' voluto anche rendere omaggio
all'antropologo americano John Marshall - deceduto nel 2005 - con
una retrospettiva sui boscimani del Kalahari, area dell'Africa
australe nella quale l'antropologo ha lavorato per quarant'anni.
Sono stati rivisitati una serie di corti sulla vita della
popolazione africana nei quali Marshall mostra, con estrema
delicatezza, vari momenti del gioco dei bambini e la solidarieta'
delle donne in un territorio ostile come il deserto e la savana.
I documenti, girati tra gli anni '50 e '60, sono stati messi a
confronto con un film Vermont Kids (Bambini del Vermont), girato
negli Stati Uniti dallo stesso Marshall e da Roger Hart nel 1975,
con un un gruppo di bambini che giocano alla costruzione di una
capanna su un albero. Il Festival comprendeva anche il simposio
"Percepire i bambini - L'antropologia visuale dell'infanzia", al
quale e' stata invitata la scuola fiorentina guidata da Paolo
Chiozzi, antropologo visuale dell'Universita' di Firenze. La
delegazione italiana ha presentato vari progetti tra i quali la
sezione filmica sull'infanzia e l'adolescenza della Biblioteca
Innocenti Library Alfredo Carlo Moro di Firenze e il progetto
pilota "Teen press" del Centro nazionale. Quest'ultimo e' portato
avanti con una trentina di adolescenti di sei citta' italiane che
raccontano la storia dei luoghi che visitano attraverso i
racconti e le esperienze delle persone che ci abitano.
Un'esperienza che ricorda un po' - a un altro livello - il lavoro
degli adolescenti afghani del film Kites. Alla conferenza, il
Laboratorio di antropologia dell'Universita' di Firenze ha
presentato due film sull'integrazione di ragazzi stranieri in
alcune classi di Prato, realizzati con il supporto di RaiSat
Ragazzi e la consulenza del laboratorio di Antropologia
dell'Ateneo fiorentino. Presentata anche la ricerca antropologica
fotografica su nove adolescenti immigrati illegalmente
dall'Albania dell'area di Kukes, al confine col Kosovo e le
pubblicazioni della serie "Monografie del Pallaio", alcune in via
di pubblicazione, realizzate dalla scuola fiorentina. Curioso e
simpatico il progetto italiano "Mai dire squola" realizzato in
Italia dal 2003 al 2008. Mostra il lavoro portato avanti in 86
scuole primarie e secondarie dell'Italia settentrionale nel
quale, a scolari e studenti, e' stato proposto di leggere i
segnali stradali dei diversi paesi del mondo che indicavano i
bambini che escono da scuola.
(Wel/ Dire)