(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 10 set. - La patologia
alimentare in Italia e' mutata. L'"allarme anoressia" lascia in
ombra l'evoluzione dei disturbi del comportamento alimentare
(Dca), che interessano circa 3 milioni di italiani: un'evoluzione
senza affrontare la quale e' impossibile comprendere il fenomeno
nella sua complessita'. E' questo il messaggio che arriva da
Todi, dove oggi si svolge il seminario "La linea sottile",
promosso da ministero della Salute e regione Umbria. Durante la
giornata, esperti italiani e non solo (presente anche il prof. C.
Fairburn di Oxford, massima autorita' mondiale nel campo dei Dca)
faranno il punto della situazione sulla epidemiologia e sul
trattamento di tali disturbi in Italia. Sara' anche presentato il
materiale preparatorio per la realizzazione di Linee guida
nazionali con l'indicazione delle raccomandazioni di "buona
pratica" per questo tipo di disturbi. Un'equipe di esperti ha
infatti raccolto i dati provenienti da 165 centri in tutta Italia
(pubblici o accreditati), elaborando un profilo delle ultime
tendenze relative alla patologia alimentare. E i dati sono, in
parte, sorprendenti.
Innanzitutto l'anoressia "restrittiva" (quella per cui la
persona mangia pochissimo o nulla), secondo gli esperti "e' in
progressiva scomparsa", mentre il controllo del peso e' sempre
piu' spesso ottenuto con metodi di compenso, come vomito
autoindotto, lassativi, diuretici, iperattivita' fisica. Questo
disturbo, sotto i riflettori da molto tempo, conta insomma un po'
meno di prima: solo il 30% dei pazienti censiti nei centri
italiani e' affetto da questa patologia. Stesso discorso, con
qualche differenza, vale per la bulimia, altra bestia nera. Il
40% dei pazienti ne soffre, ma aumenta la quota della forma
"multi-compulsiva", cioe' associata a disturbi della
personalita', abuso di alcolici e stupefacenti. Sono invece in
aumento gli "altri" disturbi, i piu' difficili da classificare,
quelli dove mancano alcuni degli elementi diagnostici che portano
normalmente alla certezza dell'anoressia o della bulimia. Ad
esempio l'assenza di scompensi mestruali per le donne (tipico
sintomo di disturbo alimentare), l'assenza di vomito nei pazienti
affetti da alimentazione incontrollata. In totale contano per il
restante 30%. Sono disturbi insidiosi, diffusi tra la popolazione
normale e che si confondono con le mode culturali salutiste e di
fitness. Soprattutto chi ne soffre non arriva alle cure se non
tardivamente, con il rischio di cronicizzazione.
Per questo tipo di patologie, peraltro, aumenta enormemente la
quota di maschi che ne risultano affetti: si passa da meno di un
decimo del totale (per quanto riguarda l'anoressia) ad un quarto
dei casi complessivi di Dca. L'aumento di uomini affetti da
disturbi alimentari e' esattamente parallelo a quello degli
uomini che ricorrono a cure estetiche, beauty-farm, cosmetici su
misura per le "esigenze" maschili. Un dato che porta a concludere
come una radice (se non l'unica, forse la principale) di questo
fenomeno in costante ascesa vada rintracciata nei modelli diffusi
della societa', nelle campagne pubblicitarie e di marketing,
nella cultura dell'immagine. Un'ideologia diffusa, dicono gli
studiosi, della necessita' di corrispondere ad uno standard
etero-diretto, che colpisce in particolare i piu' esposti al
bombardamento: i giovani tra i 15 e i 25 anni.
Quanto alle fasce d'eta' piu' colpite, pero', sia di maschi
che di femmine, e' sempre piu' significativa l'incidenza di
pazienti giovanissimi (l'eta' media nella fascia under 15 e' di
soli 10 anni, secondo la Societa' italiana di pediatria) e di
over-40, laddove il 20% delle pazienti e' madre. L'esatto
opposto, sembrerebbe, della classica immagine diffusa da sempre:
la ragazzina in crisi con il mondo e incapace di accettare il suo
corpo.
(Wel/ Dire)