(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 7 set. - Il bonus bebe' solo ai
figli di italiani e' un "segnale di incoraggiamento al futuro
della cultura europea": per il Comune di Tradate, in provincia di
Varese, l'assegno di 500 euro ai nuovi nati, purche' papa' e
mamma siano entrambi italiani, serve a contrastare "il forte
tasso di calo demografico e l'invecchiamento" della popolazione
autoctona. Il rischio e' che l'homo europeus scompaia: "Lo
spartiacque potrebbe addirittura essere superato nel 2015 quando
i morti supereranno i neonati. Del tutto ovvio che alla morte dei
popoli si accompagna, ineludibilmente, la morte delle rispettive
culture". Sono queste le parole contenute nella memoria difensiva
che i legali del Comune hanno presentato al Tribunale di Milano
per il ricorso in appello contro la sentenza del 26 luglio
scorso, in cui la decisione della giunta leghista veniva bocciata
perche' "discriminatoria" nei confronti non solo di chi e' figli
di stranieri, ma anche di chi ha uno solo dei due genitori
italiano e pertanto ha comunque la cittadinanza.
L'udienza del ricorso e' fissata per l'8 settembre 2010.
La storia del bonus bebe' a Tradate inizia nel 2007, quando il
Consiglio comunale decide di offrire un contributo di 500 euro ai
nuovi nati di ogni anno, con la consegna dell'assegno ai genitori
in occasione della Festa del bambino. Un contributo, pero', che
taglia fuori chi non ha entrambi i genitori italiani. Secondo
l'Associazione studi giuridici sull'immigrazione, l'associazione
Avvocati per niente e la cooperativa Farsi Prossimo, si tratta di
una delibera che discrimina, che riserva un trattamento diverso
solo sulla base dell'etnia e della nazionalita'. Si rivolgono
pertanto al Tribunale di Milano, che da' loro ragione. Il comune
di Tradate non si e' arreso, pero'. Il Consiglio comunale ha
innanzitutto sospeso, durante l'assemblea del 29 luglio, il bonus
bebe'. E ha presentato il ricorso, in cui sostiene che il bonus
bebe' non e' un "intervento rientrante fra i servizi sociali
assistenziali di natura obbligatoria, ma appartiene alla
categoria degli 'incentivi' collocata in ambito concettuale e
giuridico tutt'affatto diverso ed altro rispetto ai servizi
sociali obbligatori". In altri termini, il bonus non e' un
servizio che il comune deve fornire, se decide di farlo puo'
darlo a chi crede meglio, in questo caso solo alle famiglie
italiane per contrastare il calo demografico a fronte di un
aumento della popolazione straniera.
Per gli avvocati della cooperativa Farsi Prossimo, le ragioni
contenute nel ricorso dimostrano invece il contenuto
discriminatorio del bonus bebe'. "Secondo il comune la tutela di
detta cultura avviene non attraverso la diffusione delle idee -
si legge nella memoria presentata dagli avvocati della
cooperativa Farsi Prossimo-, bensi' (anche) orientando le nascite
dei soggetti che si presumono culturalmente piu' affini, in una
competizione 'quantitativa' con il gruppo culturale avverso: la
nascita e il generare viene dunque piegato alla conservazione del
gruppo culturale (della etnia, dunque), secondo un procedimento
logico che, sia pure nel piccolo e nel ridicolo (ma dramma e
farsa sono spesso contigui) e' del tutto analogo a quello che ha
animato i conflitti etnici del secolo scorso. Non sfuggira'
dunque al Collegio (giudicante, ndr) la gravita' di simili
affermazioni e la loro assoluta incompatibilita' con il nostro
ordinamento (e con tutta la cultura giuridica occidentale).
(Wel/ Dire)