(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 29 ott. - Uno strumento valido,
ma che senza fondi diventa solamente un esercizio di parole senza
alcuna utilita' concreta. La Conferenza delle regioni ha espresso
parere negativo sul Piano Infanzia, presentato dal governo su
proposta dell'Osservatorio Infanzia e adolescenza e attualmente
all'esame della commissione bicamerale Infanzia. La decisione,
maturata ieri in una riunione del Coordinamento degli assessori
alle Politiche sociali, e' stata confermata e ufficializzata
questa mattina nel corso della Conferenza dei presidenti delle
regioni, che all'unanimita' hanno convenuto di non poter
esprimere un parere positivo su un Piano completamente "svuotato
di risorse".
La decisione delle regioni e' stata nel primo pomeriggio
comunicata, nel corso di una audizione specifica, alla
Commissione bicamerale Infanzia dalla coordinatrice della
Conferenza per le Politiche sociali, l'assessore della Liguria
Lorena Rambaudi.
La Conferenza delle regioni mette in risalto soprattutto
l'assenza di un presupposto di base (le risorse economiche,
appunto) che inficia qualsiasi considerazione sulla portata delle
azioni proposte dal Piano. Una considerazione aggravata dal fatto
che in alcune schede del Piano vengono richiamati i Livelli
essenziali di assistenza, che allo stato attuale pero' non
esistono. La posizione critica delle regioni si aggiunge a quella
espressa con un documento da Anci e Upi e a quella manifestata
anche da numerose associazioni e organizzazioni presenti
nell'Osservatorio: tutte hanno sottolineato la mancanza di fondi
e l'impossibilita' concreta di tradurre in azioni le indicazioni
del Piano. L'iter del provvedimento, comunque, va avanti.
Rambaudi tiene a specificare che, sebbene anche il precedente
Piano infanzia non prevedesse un finanziamento specifico, esso
andava comunque a pescare nel Fondo sociale indistinto. "Ma nel
2005 - dice Rambaudi - c'erano un miliardo di euro, mentre oggi
il Fondo sociale, con 75 milioni, praticamente non esiste piu':
e' tutta un'altra storia". Se dunque il primo Piano Infanzia
della storia (anni 2000-02) poteva contare su risorse dedicate, e
il secondo (anni 2002-04) sul riferimento al corposo Fondo
sociale indistinto, il terzo, quello che dovrebbero nascere ora
(il Piano e' atteso da oltre sei anni), di fatto non potra'
contare su alcun finanziamento. Di fronte a questo fatto, passano
dunque in secondo piano quelle osservazioni specifiche che le
regioni fanno sul contenuto del Piano: la previsione di un piano
a livello nazionale sui servizi per l'infanzia, senza passare per
i livelli territoriali o l'errore dell'inserimento delle province
(che non hanno competenze) nella rete dei servizi. "Per quanto
importanti - conclude Rambaudi - si tratta di dettagli quasi
squisitamente tecnici: il dato politico e' che senza risorse
questo Piano non svolge la sua funzione e rimane solamente una
bella descrizione di cio' che potrebbero fare i servizi per
l'infanzia".
(Wel/ Dire)