DOSSIER CARITAS/MIGRANTES: 77MILA NEONATI DA CITTADINI STRANIERI
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 26 ott. - Nascite, dagli
immigrati arriva un "valido sostegno demografico all'Italia". A
ricordarlo e' il Dossier Caritas/Migrantes 2010 che mettendo in
evidenza l'aumento doppio delle persone con piu' di 65 anni (+ 2
milioni nell'ultimo decennio) rispetto a quelle in eta'
lavorativa (+ un milione), sottolinea la capacita' degli
stranieri di abbassare fortemente l'eta' media, consentendo al
paese di attenuare la tendenza al proprio invecchiamento. Gli
ultrasessantacinquenni, che sono infatti il 2,2% tra gli
stranieri, rappresentano ben il 20,2% tra l'insieme della
popolazione residente.
Sul fronte delle nascite, gli immigrati scavalcano gli
italiani: il tasso di fecondita' complessivo dei residenti e' di
1,41 figli per donna, risultato pero' di un dato pari a 1,33 per
le donne italiane e a 2,05 per le straniere. I nuovi nati da
entrambi i genitori stranieri nel corso del 2009 sono 77.148
(21mila in Lombardia, 10mila nel Veneto e in Emilia Romagna,
7mila in Piemonte e nel Lazio, 6mila in Toscana, almeno mille in
tutte le altre regioni italiane, fatta eccezione per il Molise,
la Basilicata, la Calabria e la Sardegna. Queste nascite incidono
per il 13% su tutte le nascite e per piu' del 20% in Emilia
Romagna e Veneto. Se si aggiungono altri 17.000 nati da madre
straniera e padre italiano, l'incidenza sul totale dei nati in
Italia arriva al 16,5%. Il numero sarebbe ancora piu' alto se
considerassimo anche i figli di padre straniero e madre italiana,
per quanto tra le coppie miste prevalgono quelle in cui ad essere
di origine immigrata e' la donna (nel 2008 erano 23.970 figli
nati da coppie miste in Italia, 8 su 10 da padri italiani e madri
straniere). Un dato interessante riguarda l'incidenza dei bambini
nati al di fuori del matrimonio, pari al 19,6% sul dato
complessivo delle nascite (era solo dell'8,1% nel 1995). Mentre
tale dato non si discosta di molto nel caso di genitori entrambi
italiani (con il 19,2% delle nascite) e si abbassa nel caso di
genitori entrambi stranieri (16,5%), l'incidenza cresce
notevolmente nel caso delle coppie miste. Nel 2008, infatti, sono
nati 36 bambini ogni 100 da coppie miste non coniugate.
"L'affermazione - si legge nel Dossier - di nuovi modelli
familiari, con la crescita progressiva sia del numero delle
coppie miste sia di quelle non coniugate, e' dunque andata di
pari passo con l'aumento delle nascite di figli al di fuori del
matrimonio".
Diversificata e' anche l'incidenza dei minori, in tutto quasi
un milione (932.675): dalla media del 22% (tra la popolazione
totale la percentuale scende al 16,9%) si arriva al 24,5% in
Lombardia e al 24,3% in Veneto, mentre il valore e' piu' basso in
diverse regioni centro-meridionali, e segnatamente nel Lazio e in
Campania (17,4%) e Sardegna (17%). Oltre un ottavo dei residenti
stranieri (572.720, 13%) e' di seconda generazione, per lo piu'
bambini e ragazzi nati in Italia, nei confronti dei quali
l'aggettivo "straniero" e' del tutto inappropriato, in quanto
accomunati agli italiani dal luogo di nascita, di residenza,
dalla lingua, dal sistema formativo e dal percorso di
socializzazione. A differenza della chiusura su altri aspetti,
gli italiani sembrano essere piu' propensi alla concessione della
cittadinanza a chi nasce in Italia seppure da genitori stranieri.
I figli degli immigrati iscritti a scuola sono 673.592 e
incidono per il 7,5% sulla popolazione scolastica. I dati mettono
in evidenza un ritardo scolastico tre volte piu' elevato rispetto
agli italiani, sottolineando la necessita' di dispiegare piu'
risorse per il loro inserimento nel caso in cui giungano per
ricongiungimento familiare. Nel 2009 l'apposito Comitato ha
censito 6.587 minori non accompagnati, dei quali 533 richiedenti
asilo, provenienti da 77 paesi (Marocco 15%, Egitto 14%, Albania
11%, Afghanistan 11%), in prevalenza maschi (90%) e di eta'
compresa tra i 15 e i 17 anni (88%). Tra i di essi non sono piu'
inclusi i romeni (almeno un terzo del totale), che in quanto
comunitari vengono presi in carico dai servizi comunali. Non
sempre, al raggiungimento del 18esimo anno, le condizioni
attualmente previste (3 anni di permanenza e 2 anni di
inserimento in un percorso formativo) consentono di garantire
loro un permesso di soggiorno.
(Wel/ Dire)