UN LIBRO SULLA RINASCITA DEI RAGAZZI PORTATA AVANTI NELLE SCUOLE
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 26 ott. - Dal terribile trauma
alla rinascita, grazie al coraggio di 398 tenaci e coraggiose
maestre: 3.500 fra bambini e adolescenti de L'Aquila hanno
superato la paura e il dolore generati dal terremoto del 6 aprile
2009 cosi', facendosi guidare dalla mano forte e rassicurante
delle loro insegnanti. Le storie di questa guarigione collettiva,
guidata da un team di esperti dell'Istituto di Ortofonologia di
Roma (Ido), che per primo in Italia ha capito che la scuola
avrebbe potuto avere un ruolo sociale determinante nell'aiutare i
piu' giovani a oltrepassare la barriera dello smarrimento e del
terrore, sono diventate un libro-racconto dal titolo "Le 398
meravigliose maestre dell'Aquila" (Edizioni Magi). I curatori,
Federico Bianchi di Castelbianco (direttore dell'IdO) e Magda Di
Renzo (psicologa del Cipa-Centro italiano di psicologia analitica
e dell'IdO stesso), hanno presentato il volume oggi a
Montecitorio, nella sala stampa della Camera, alla presenza di
esponenti politici di tutti gli schieramenti. C'erano il senatore
Pd Franco Marini, ex presidente del Senato, la presidente della
commissione Cultura della Camera, Valentina Aprea, del Pdl, l'Udc
Paola Binetti e il vice presidente vicario dei senatori Pdl,
Gaetano Quagliariello. L'incontro e' stato moderato da Marida
Lombardo Pijola, giornalista de "Il Messaggero".
"Progetto sperimentale per contrastare gli effetti del trauma
tramite la scuola": recita cosi' il sottotitolo del libro, che
pero' racconta ben piu' di un semplice 'esperimento'. Nelle quasi
300 pagine ci sono prima di tutto le vite palpitanti e desiderose
di tornare alla normalita' delle quasi 400 maestre che si sono
fatte aiutare dagli esperti dell'IdO per avere la forza
necessaria a elaborare il loro lutto e dedicarsi anima e corpo ad
aiutare i loro ragazzi. E poi ci sono le storie dei 2.000 bambini
e dei 1.500 adolescenti che, in aule di fortuna, capannoni, tende
e palestre hanno ripreso a giocare e a sperare grazie ai loro
insegnanti.
Il progetto rientra nel programma 'L'Aquila torna a volare',
voluto dal ministero dell'Istruzione (Direzione generale per lo
studente, l'integrazione, la partecipazione e la comunicazione)
ed e' stato appunto realizzato dall'Istituto di Ortofonologia di
Roma. L'iniziativa, durata un anno, e' la prima nel suo genere ed
e' stata portata avanti nelle scuole primarie e secondarie della
citta' colpita dal sisma. Il libro racconta a chi non ha vissuto
in prima persona l'Aquila del dopo terremoto una verita'
importante, che non emerge dalle cronache: "Sono state le donne-
spiega Bianchi di Castelbianco- a consentire alla citta' di
sopravvivere e questo libro lo dimostra, lo dimostrano queste
maestre". Emblematica la storia di quell'insegnante che per tre
giorni si e' interrogata su come raccontare ai suoi bambini la
famosa storia dei tre porcellini. "Come faccio- si chiedeva- a
raccontare loro che la casa di mattoni reggera'?". Poi, in sogno,
la soluzione: la maestra raccontera' che esiste una quarta casa
nella favola, una casa "anti-sismica". I disegni dei bambini
contenuti nel libro raccontano la guarigione con i simboli.
All'inizio ci sono mostri e vulcani pronti ad esplodere, poi
appaiono ragazzini vincenti e frasi che raccontanto di un
terremoto sconfitto.
"Speriamo che situazioni del genere non si ripetano mai piu'-
commenta Valentina Aprea-, ma ora sappiamo che esiste un modello
per uscire dal trauma. Il libro unisce al rigore scientifico di
un testo di psicoterapia, il pathos di un diario delle esperienze
quotidiane dei sopravvissuti. Tutto ruota intorno alla scuola. I
bambini impreziosiscono questi racconti con le loro riflessioni
ingenue, ma profonde. Gli adulti, e in particolare le donne
insegnanti e madri rappresentano l'unico elemento di continuita'
in una realta' nella quale i bambini hanno perso tutti i loro
punti di riferimento".
Nel libro, aggiunge Franco Marini, "emerge tutto il carattere
abruzzese, la scuola ha fatto un lavoro incredibile per aiutare
ragazzi sconvolti, un lavoro che resta nella memoria, con le
donne che hanno avuto un ruolo fondamentale. Il lavoro svolto
dall'equipe dell'Istituto di Ortofonologia e' senza dubbio
prezioso".
A L'Aquila, dopo il sisma, "educare significa anche consentire
ai ragazzi di reimparare a vivere la normalita'", sottolinea
Gaetano Quagliariello. "La sfida delle maestre de L'Aquila e
degli psicologi coinvolti in questo progetto- prosegue- e' fare
in modo che il trauma del terremoto e la conseguente perdita di
punti di riferimento non comprometta nei piu' giovani il processo
di formazione in corso. Da qui il progetto: aiutare le maestre
affinche' possano aiutare i bambini e i ragazzi e farsi carico
del peso del loro disagio".
Chiude Paola Binetti, che senza esistazioni sottolinea come
"questo libro sia la testimonianza di un miracolo, questi bambini
sono nati due volte, la prima all'amore dei loro genitori, la
seconda all'amore dei loro insegnanti. Davanti ad una citta'
distrutta vien fatto pero' di pensare che le macerie del cuore
non sono piu' facili da rimuovere di quelle materiali... Eppure
questa delicata operazione di ricostruzione interiore e' stata
fatta da un gruppo di maestre che hanno messo in gioco tutta la
loro passione educativa per prendersi cura dei loro allievi. Ed
e' da qui che riparte la nostra speranza per l'Aquila, da questo
giovani che non hanno avuto paura di ricordare, di rielaborare e
di ricominciare a studiare, a fare amicizia, a sognare".
Per gli autori l'esperienza aquilana e' stata "un grande
privilegio, questa esperienza- spiegano Di Renzo e Bianchi di
Castelbianco- ha rappresentato un laboratorio di vita anche per
chi ha lavorato con questi insegnanti. La ricostruzione della
societa' aquilana parte dalla scuola perche' e' l'unico spazio in
cui e' possibile reimparare a vivere la normalita'. Le insegnanti
sono l'unico punto di riferimento in una realta' che ha perso le
coordinate e, in quanto donne, sono naturalmente capaci di
occuparsi del mondo affettivo". E le insegnanti dell'Aquila ce
l'hanno fatta.
(Ami/ Dire)