A PADOVA I RISULTATI DEL PROGETTO CHE HA COINVOLTO 150 GIOVANI.
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 22 ott. - Smettere di parlare
dei ragazzi, facendo parlare loro per se' stessi: questo
l'obiettivo del progetto "Vivere in comunita'" che ha favorito,
nell'ultimo anno, il confronto tra 150 giovani temporaneamente
ospitati in 41 comunita' venete, consentendo loro di prendere la
parola e diventare protagonisti. Il risultato e' una
pubblicazione, presentata questa mattina a Padova, nella quale
sono raccolti i primi esiti di un lavoro pilota di riflessione
che ha visto un team di facilitatori lavorare al fianco dei
ragazzi, tutti di eta' compresa tra gli 11 e i 18 anni.
L'iniziativa, durata un anno, si proponeva di incentivare la
narrazione di alcune esperienze, il racconto di aneddoti,
emozioni, paure dei ragazzi e delle ragazze, dando loro, in
generale, la possibilita' di esprimere il loro punto di vista
sulle accoglienze e sulla loro esperienza di adolescenti. La
prima fase del progetto si e' svolta nelle singole comunita'
coinvolte: al racconto si e' affiancato un "gioco post-it",
attraverso il quale i partecipanti hanno scritto o disegnato su
un biglietto alcune parole chiave connesse alla propria
esperienza. La fase 2 ha coinvolto due "portavoce" di ogni
comunita' che hanno rappresentato i coetanei in eventi
interprovinciali. Infine, il progetto e' culminato con la
giornata del 23 gennaio scorso, nella prestigiosa sede del
Palazzo del Bo all'Universita' di Padova.
"Con questo progetto - spiega il pubblico tutore dei minori del
Veneto, Lucio Strumendo - abbiamo voluto interpellare
direttamente i giovani per avviare una riflessione su come
costruire processi reali, e non solo retorici, di partecipazione.
Ci interessava, in particolare, capire le opinioni dei ragazzi
anche sul contesto in cui vivono". Soddisfatto anche Valerio
Belotti, coordinatore del progetto e docente di Sociologia
all'Universita' di Padova: "Si e' raccolto via via nei diversi
incontri un interesse e un entusiasmo inaspettati da parte dei
giovani. Questo soprattutto perche' si sono sentiti partecipanti
costruttivi di un progetto universitario e della regione".
Ora che il progetto pilota e' arrivato alla fine, i promotori
insistono sulla necessita' che gli venga data continuita', ma su
questo aspetto non sono poche le preoccupazioni. Come spiega
Belotti, "nonostante le rassicurazioni pubbliche delle autorita'
regionali, il cambiamento di legislatura non ha permesso di dare
continuita' a questa azione e attualmente si stanno cercando
risorse anche in altre direzioni per proseguire il cammino
intrapreso e onorare gli impegni presi con i partecipanti". E
Strumendo conclude: "Ovviamente le difficolta' economiche di
questo periodo rendono difficile continuare a promuovere
iniziative di questo tipo". Il progetto e' stato realizzato
dall'Ufficio del Pubblico Tutore dei minori, dalla direzione
regionale Servizi Sociali, dall'Osservatorio regionale per le
Nuove generazioni e la famiglia e dai coordinamenti degli enti
gestori di comunita' della regione (Cnca, Cncm, Papa Giovanni
XXIII).
(Wel/ Dire)