(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 15 ott. - A pochi giorni dalla
scomparsa di Enrico Rummo, il diciannovenne morto per aver
assunto un mix di sostanze durante una serata al Sinklab di via
Mattei, a Bologna si riaccende il dibattito sul consumo di
droghe. "Il problema e' che si discute di questi temi solo quando
si verificano episodi scioccanti di questo tipo e lo si fa in
toni allarmanti - spiega Claudia Iormetti, psicoterapeuta
responsabile di "Rupe prevenzione", il servizio del Centro di
accoglienza La Rupe -: un modo di affrontare la questione che
aumenta la distanza tra il mondo dei consumi e la societa'
benpensante, alimentando un atteggiamento di demonizzazione e
scollamento dalla realta'".
La Rupe, associazione che dal 1993 porta avanti azioni di
prevenzione e promozione della qualita' della vita per i giovani,
secondo la filosofia di "non evitare che i giovani facciano, ma
aiutare le persone a scegliere", realizza progetti di prevenzione
in diversi territori tra cui il distretto di Porretta Terme,
Ozzano e la citta' di Bologna. Il metodo e' quello della peer
education, con educazione di strada, banchetti informativi alle
feste, ma anche attivita' nelle scuole gia' a partire dalle
classi seconde e terze delle medie primarie. Il consumo di
sostanze psicoattive riguarda infatti sempre piu' i giovanissimi,
gia' a partire dai 10, 12 anni di eta' e insieme a questo
fenomeno si verifica quello dell'assunzione combinata di diverse
droghe, dall'alcol alla ketamina. Per questo il servizio di
prevenzione della Rupe porta avanti diversi progetti incentrati
sul consumo critico, perche' spesso manca un atteggiamento
consapevole anche nell'assunzione di sostanze legali quali la
caffeina o gli energy drink.
"Spesso le situazioni che individuiamo sono gia' fortemente
compromesse, ci capita di lavorare con ragazzi ventenni e
scoprire che hanno iniziato a 12 anni - continua Iormetti -.
Questo avviene anche in virtu' della tendenza al sommerso del
consumo giovanile incentivata dal modo in cui questi temi sono
affrontati dall'opinione pubblica. Le campagne sulla prevenzione
indirizzate ai giovani non esistono nonostante siano almeno 8
anni che si verificano consumi precoci - continua - e le poche
che ci sono si rivolgono a fasce piu' alte di eta', come pure
quelle sui comportamenti sessuali a rischio".
Le attivita' preventive riguardano sempre piu' spesso contatti
informali, attivita' di counseling e incontri serali con genitori
e adulti del territorio volti a creare consapevolezza su
comportamenti a rischio per i ragazzi. Perche' se la curiosita'
nei confronti delle sostanze stupefacenti c'e' sempre stata, si
verifica sempre piu' spesso una difficolta' a confrontarsi con
gli adulti su questi temi, si creano dei tabu' che lasciano i
giovanissimi soli, magari a cercare risposte in qualche sito
Internet.
Secondo Iormetti, i ragazzi hanno voglia di parlare e si
lasciano coinvolgere facilmente a differenza dei genitori che
spesso non percepiscono queste questioni come priorita' che li
riguardano.
"C'e' stata una progressiva messa ai margini della
tossicodipendenza - conclude - di cui ci si ricorda solo in caso
di eventi sensazionalistici o negativi. Si trasmette un messaggio
semplicistico rispetto alle scelte dell'altro in cui il bene e'
da una parte il male e' dall'altra. Una visione che non
concepisce la possibilita' dell'esperienza come un passaggio
circoscritto nel percorso di crescita di una persona, ma solo
come l'inizio di un percorso deviante di consumo".
(Wel/ Dire)