(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 1 ott. - "Non e' possibile stare
a guardare mentre vengono smantellati principi educativi che
erano anche alla base del nostro ordinamento e altri che erano
state delle vere e proprie conquiste di civilta'". Cosi' inizia
l'editoriale dell'ultima newsletter della Federazione SCS -
Salesiani per il sociale, contro la mini-naja e i corsi di
"educazione militare" nelle scuole. La Federazione, in prima fila
nell'accoglienza e nell'educazione dei giovani in condizioni di
marginalita' sociale, vede in queste scelte "uno stravolgimento
di principi educativi e investimenti in operazioni che di
educativo sembrano avere poco o nulla" che rischiano di mettere a
rischio "Tutto il lavoro che, come educatori, con tanta
difficolta', facciamo sui territori, anche su quelli devastati
dalla criminalita' e dalla malavita, per educare alla non
violenza, alla legalita', per far capire l'inutilita' dell'uso
della forza e delle armi nella soluzione dei conflitti". Ne' c'e'
la convinzione che questo tipo di insegnamenti servano a
contrastare il bullismo, perche', si legge nel testo: "Chi ci
dice che l'unita' della pattuglia non possa trasformarsi nella
cattiveria del branco? I giovanissimi sapranno distinguere le
cose? Per quanto ne sappiamo il bullismo si contrasta in altro
modo, educando per esempio al rispetto, ad una serena convivenza
e all'accoglienza di ciascuno". "Si vuole - continua l'editoriale
- educare alla difesa dei valori fondanti il Paese, ma c'e' un
equivoco di fondo: non ai valori della vita militare bisogna
educare ma a quelli della convivenza civile, differenza che a
quanto pare non e' cosi' facile cogliere". E conclude invitando
ad evitare: "di ammantare di positivita' cose che non sembrano
averne, di strumentalizzare l'educazione con dei fini che di
educativo hanno davvero ben poco, almeno per come l'educazione la
intendiamo noi".
(Wel/ Dire)