(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 30 set. - Chi e' l'alcolista?
Bando all'immagine stereotipata del vecchio barbone con il whisky
nel sacchetto di carta. Sono sempre piu', infatti, i giovani (a
volte giovanissimi) che arrivano alle strutture di residenza
riabilitativa censite dal Corral (Coordinamento delle
riabilitazioni residenziali alcologiche). Tra i 25 e i 37 anni
(ma con una crescita molto forte dei minorenni), maschi, soggetti
a piu' dipendenze (alcool, ma anche droghe pesanti, gioco
d'azzardo).
Una ricerca della facolta' di Scienze Statistiche
dell'Universita' Bicocca di Milano - di cui una parziale
presentazione si terra' durante il convegno "La residenzialita'
alcologica: creativita' nella cura e nella riabilitazione"
previsto a Senigallia in questi giorni- permette per la prima
volta di individuare le caratteristiche socio-demografiche,
clinico-psicologiche e la condizione alcologica della popolazione
di alcolisti in degenza presso un Servizio residenziale
alcologico. Circa due terzi dei pazienti (un migliaio) sono
maschi. Nel 60% dei casi si tratta di dipendenze di lunga data,
superiori ai dieci anni. E un terzo del totale associa
all'alcolismo altri abusi, dipendenze o comportamenti patologici.
Oltre la meta' di coloro i quali si rivolgono alle strutture
riabilitative sono al loro primo ricovero, a testimoniare la
difficolta' di diagnosticare la dipendenza ma soprattutto la
difficolta' per i potenziali pazienti di accedere ad una
struttura che possa indirizzarli o aiutarli.
I percorsi riabilitativi seguiti presso i Servizi residenziali
(sono possibili piu' percorsi in parallelo) consistono
innanzitutto in terapie farmacologiche contro l'astinenza, poi
interventi informativo-educativi, terapie psico-farmacologiche,
interventi psicologici di gruppo e individuali; con minore
frequenza vengono impiegate altre terapie farmacologiche e
attivita' espressive (filmoterapia, danzaterapia, art-therapy,
gruppi di narrazione). Lo standard di successo di queste
strutture sfiora l'87,6% di percorsi ultimati, con una minoranza
ristretta di auto-dimissioni, complicanze o altro. Nel 44,3% dei
casi la struttura cui il paziente viene indirizzato per il
prosieguo del programma e' il Sert (il servizio per le
tossicodipendenze interno alle singole Asl). In media ci si resta
meno di un mese, in questi centri, che sono completamente
alcol-free e si configurano come un nodo di un percorso piu'
lungo. Nelle residenze si smette di bere, poi bisogna evitare di
ricaderci e (ri)costruirsi un proprio posto nel mondo.
E in effetti e' proprio l'assenza di sbocchi, la difficolta' di
integrarsi nella societa' o la distanza di realta' una volta
quasi scontate come avere un lavoro, una casa, costruire una
famiglia, sono i motivi piu' profondi e sempre piu' incisivi per
cui molti giovani cadono preda delle molte dipendenze. Come
spiega Paola Ranalletti, segretaria generale del Corral, "manca a
queste persone la possibilita' di legittimare i propri sogni".
Una difficolta' che spesso si collega all'assenza di riferimenti
adulti, e in particolare della figura paterna, quella legata alla
propria idea di se' nella societa'. L'alcool diventa dunque "uno
strumento per raggiungere un fine, spesso di integrazione
sociale, senza il quale non si e' piu' in grado di immaginare una
qualunque relazione". Non una malattia da reietti, ma un disagio
figlio dei tempi.
(Wel/ Dire)