6 SU 10 SONO DI SECONDA GENERAZIONE, CIOÈ NATI IN ITALIA
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 30 nov. - Servizi inadeguati e
tanta poverta': l'infanzia di molti bambini in Italia e' in
pericolo. E' questo l'allarme lanciato da Save The Children.
Sono 932.000 i minori stranieri residenti in Italia: 6 su 10 sono
di seconda generazione, i cosiddetti G2, cioe' nati in Italia.
Prato con il 19,7% di minori di seconda generazione sul totale
della sua popolazione straniera, Mantova (17,2%), Cremona (17%),
Brescia e Reggio Emilia (16,9%), nel Sud Trapani (14,2%) e
Palermo (12,7%), sono i capoluoghi di provincia con la piu' alta
percentuale di G2. Lo rivela il primo Atlante dell'infanzia in
Italia di Save the Children lanciato in occasione della prossima
Giornata mondiale dell'infanzia per descrivere un ½tesoro» di
oltre 10 milioni di bambini, di cui pero' 1.756.000 vivono in
poverta'.
E ci sono anche bambini e adolescenti quasi senza nome e senza
volto, pressoche' invisibili perche' le loro vite sono in parte o
completamente clandestine e nascoste: centinaia di minori per lo
piu' stranieri e soli che soggiornano per brevi periodi nelle
comunita' per poi scappare, o che finiscono in circuiti di
sfruttamento lavorativo, sessuale o di devianza. Nel 2010
risultano almeno 4.500 i minori stranieri non accompagnati
presenti in Italia. Un dato - sottolinea Save the Children -
sicuramente per difetto, che non include, per esempio, i minori
neocomunitari. Stranieri sono anche alcune migliaia di minori
lavoratori: pari al 9% di tutti i minori che lavorano, stimati in
circa 400.000. Sono soprattutto cinesi, a Roma, Milano e Firenze,
Prato; romeni e albanesi, a Roma e a Bari, giovani nord-africani
in Sicilia e Calabria.
In Italia c'e' "una diffusa inadeguatezza di servizi
all'infanzia fondamentali", come i nidi per i piu' piccoli, da 0
a 2 anni: in fondo alla lista ci sono Calabria e Campania con
solo 2 bambini su 100 fra 0 e 2 anni presi in carico dai nidi
pubblici; seguono Puglia (3,9) e Molise (4,3). Piu' virtuose
Valle D'Aosta ed Emilia Romagna dei cui nidi usufruiscono il 20%
dei piccoli fra 0 e 2 anni, seguite da Umbria (18%), Toscana
(16,9%) e Trentino (15,3%). E quello educativo - sottolinea save
The Children - e' un percorso che puo' iniziare con difficolta'
per poi a volte interrompersi prematuramente: nel Sud Italia - in
particolare in Sardegna e in Sicilia - la percentuale di
interruzioni formalizzate e abbandoni scolastici e',
rispettivamente dell'8,3% (su 100 iscritti per i 5 anni di scuola
di II grado, nell'anno 2008-2009) e del 6,6%. Al Nord si segnala
la Liguria con il 5,4% di interruzioni ed abbandoni.
(Pic/ Dire)