TESI DI UN DOCENTE DELL'UNIVERSITA' CATTOLICA DI MILANO.
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 12 nov. - "Social network e
cellulari per i giovani sono un prolungamento del tempo sociale;
il tempo che passano con gli amici si prolunga grazie alle nuove
tecnologie, ma non si tratta di una sostituzione, di sostituire
amici virtuali a amici". L'analisi di Pier Cesare Rivoltella
(Universita' Cattolica del Sacro Cuore di Milano) al congresso
del Centro Studi Erikson fotografa il rapporto degli adolescenti
con i nuovi media, che "stanno modificando lo spazio pubblico,
erodendone i confini". I nuovi media, spiega, con una nuova
portabilita' e connettivita', non ci permettono piu' di
distinguere tra dimensione pubblica e privata. Quando un minore
"pubblica un contenuto" su blog o facebook non comprende che non
e' la stessa cosa che mantenerlo nel suo spazio privato, c'e'
confusione tra spazio privato e pubblico. "C'e' un aspetto
psicologico che va indagato - sottolinea Rivoltella - . Le nuove
generazione fuggono dalla dimensione privata, la costruzione
delle identita' oggi passa ancora di piu' attraverso i pari,
l'identita' si costruisce attraverso Facebook".
La dimensione sociale in cui i minori utilizzano le nuove
tecnologie e' uno spazio in cui sono assenti la scuola, che non
puo' educare, e la famiglia, che e' assente, perche' troppo
impegnata. "La forbice tra quello che il minore apprende fuori
della scuole e quello che apprendo dentro la scuola si tra
allargando. - ha detto - E piu' si allarga, piu' la scuola
insiste su modi d'apprendimento che sono solo suoi, accusando i
minori di non essere piu' quelli di una volta".
Per l'esperto occorre "creare passerelle conversazionali tra
linguaggi loro e nostri, tra strumenti loro e nostri, tra culture
loro e nostri. In altre parole, generare spazi di discorso in cui
puo' avvenire l'educazione". Inoltre e' necessario aprire tavoli
negoziali, "cominciare a mettere in gioco le ragioni dell'adulto
e del minore e provare a costruire strade condivise e
praticabili. E l'esperienza ci dice che se sono condivise sono
anche praticabili".
(Wel/ Dire)