(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 12 nov. - Meglio l'affidamento o
la comunita' residenziale per minori? E come favorire un
reinserimento positivo in famiglia? Sono queste le domande che
piu' assillano gli operatori dei servizi sociali e che sono al
centro del dibattito nell'ambito del convegno "La tutela dei
minori" del centro studi Erikson. Soluzioni e risposte definitive
ancora non ci sono, ma dal palco di Riva del Garda arrivano
alcune indicazioni e suggerimenti.
"Non ci sono ancora dei dati che ci consentano di scegliere
oggettivamente tra affido o comunita'" spiega Paola Milani,
dell'Universita' di Padova, che da' pero' alcuni consigli per
aumentare la possibilita' di efficacia d'intervento: "Un
progetto, quando non preveda l'allontanamento definitivo, deve
sempre avere come esito possibile un certo livello di
riunificazione familiare". L'esperta avverte pero' di non
confondere "rientro" con "riunificazione": "Significa che quando
possibile la famiglia d'origine deve essere presente, anche se
non ci sara' una reinserimento completo del bambino".
Una seconda indicazione e' che l'allontanamento deve sempre
essere affiancato da un progetto di accompagnamento: "Una volta
allontanato il bambino non dobbiamo riposarci: quello e' il
momento in cui dobbiamo lavorare di piu'". Importante e' anche
darsi dei tempi, che siano piu' stretti possibile. Serve poi il
lavoro di team, la cura delle relazioni del minore, il
riconoscimento del ruolo della famiglia d'origine, la fede nelle
"inesauribili potenzialita' di cambiamento della persona".
Quando la fase di reinserimento in famiglia finalmente inizia,
per evitare un fallimento e' fondamentale che siano soddisfatte
alcune condizioni. Come riferisce Elaine Farmer, dell'Universita'
di Bristol, "deve essere effettuata precedentemente una
valutazione approfondita della situazione. Vanno poi fissate
precise indicazioni cui i genitori devono sottostare. La famiglia
deve anche ricevere un'adeguata preparazione". L'esperta
riferisce un dato preoccupante secondo cui "in Gran Bretagna
attualmente il numero di rientri falliti e' doppio rispetto al
1989". E riferendo di una ricerca su 180 minori, spiega: "Al
termine dei due anni di progetto, il 47% delle riunificazioni si
era interrotta e in un terzo dei reinserimenti in corso il
bambino non era seguito bene. I problemi di alcol si erano
ripresentati nel 51% dei casi e l'uso di droghe nel 42%". Segnali
questi che il problema e' quanto mai urgente e delicato, perche'
rimandare un minore a casa a volte puo' voler dire metterlo di
nuovo in condizione di rischio.
(Wel/ Dire)