RICERCA A BOLOGNA: 60% GENITORI IGNORA; 24% VITTIME CYBERBULLISMO
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 12 nov. - Gli adolescenti
bolognesi sono ormai "assuefatti all'uso di internet e del
cellulare". Ma il vero problema e' che "non hanno coscienza dei
rischi che corrono" con l'utilizzo delle nuove tecnologie, ne'
delle "possibilita' di commettere reati".
Insomma, i ragazzi "non hanno la percezione di cio' che puo'
correre sulla rete", nonostante molti siano stati vittime di casi
di cyber-bullismo. E i genitori sono il piu' delle volte
all'oscuro di come i propri figli usino il web o il telefono. E'
questo il risultato della ricerca condotta da Provincia di
Bologna, Corecom e Difensore civico regionale su 508 studenti di
prima e seconda superiore in sei istituti del capoluogo emiliano,
presentato oggi a Palazzo Malvezzi. Il 95,6% di loro ha un
collegamento internet in casa e il 93,8% naviga da solo, anche se
e' il 47,4% dei ragazzi intervistati ad avere la connessione al
web direttamente nella propria stanza.
Quasi un terzo usa internet per parlare con sconosciuti e il
48% e' abbastanza smaliziato da aspettarsi di contattare sul web
persone che non dicono chi sono. Da questi sconosciuti, gli
adolescenti ricevono moltissimi inviti: il piu' diffuso (60%) e'
avere una fotografia, seguito dalla richiesta del numero di
cellulare (53%), di farsi vedere in webcam (43%) e di avere un
incontro diretto (39%). Il piu' delle volte questi inviti vengono
accettati: sei ragazzi su dieci mandano foto e numero di
telefono, oltre la meta' e' disponibile al contatto diretto.
"Sono soprattutto le ragazze ad avere atteggiamenti piu'
disinibiti su internet- spiega Rossella Tirotta, sociologa del
Corecom che ha condotto la ricerca- mentre i maschi sono piu'
autori di bullismo elettronico, in particolare contro le
ex-fidanzate". Per cyberbullismo si intende l'invio ripetuto di
insulti, minacce o foto imbarazzanti via sms o web.
Quasi un quarto degli oltre 500 studenti di Bologna
intervistati dichiara di aver subito atti di bullismo
elettronico, un fenomeno che e' conosciuto dal 64% dei ragazzi.
Il piu' delle volte si tratta di casi accaduti fuori dalla scuola
(66%), che colpiscono una singola persona (89,5%). Nel 35% dei
casi l'iniziativa parte dagli stessi compagni di classe, il 20%
sono vendette dell'ex fidanzato (o fidanzata). Degli studenti
intervistati il 36% affronta direttamente il cyber-bullo, il 31%
ignora la cosa finche' non sfuma e il 20% cambia numero di
cellulare. Nel 12% dei casi si ricorre all'aiuto delle Forze
dell'ordine, mentre il 16% fa intervenire i genitori. E proprio
mamma e papa' scontano un grosso gap nei confronti dei figli,
essendo il piu' delle volte all'oscuro dell'uso che i ragazzi
fanno delle nuove tecnologie.
Dalla ricerca emerge infatti che il 62% dei genitori ignora
come i propri figli usino internet, limitandosi a rimproverarli
per il troppo tempo perso davanti al computer (il 45%). Solo il
15% controlla come internet e cellulari vengono usati. A loro, i
sociologi che hanno condotto l'indagine suggeriscono di
"diventare amici dei propri ragazzi su Facebook- spiega Raffaele
Lelleri del settore Politiche sociali della Provincia- pero' non
sotto falso nome". Ma se il web e' molto diffuso tra gli
adolescenti, il cellulare e' pur sempre al primo posto. Sui 508
studenti intervistati, solo due non hanno il telefonino: una
ragazza italiana e una straniera, di 14 e 16 anni. In media, il
primo cellulare si riceve a 11 anni e lo si usa soprattutto per
inviare sms (84%) e fare foto (64%): il 40% non lo spegne mai, a
scuola solo il 13% non lo tiene acceso. In media i ragazzi
spendono 20 euro al mese, con picchi di 60 euro: per il 70%
pagano i genitori.
La ricerca condotta da Provincia, Corecom e Difensore civico
regionale rientra nell'iniziativa "La Rete siamo noi", per
promuovere un uso sicuro di internet e del cellulare tra i
minori. "Il 70% dei ragazzi intervistati non sa che per un reato
commesso con il cellulare si e' imputabili gia' a 14 anni",
sottolinea il difensore civico della Regione, Daniele Lugli. Lo
stesso questionario distribuito in sei scuole a Bologna (Paolini,
Belluzzi, Cassiano, Fioravanti, Laura Bassi e Righi) e' stato
diffuso anche in alcuni istituti di Ferrara, Piacenza e Rimini,
per un totale di oltre 2.000 adolescenti coinvolti. "I dati sono
piu' o meno gli stessi anche nelle altre province- spiega Lugli-
a Bologna ci sono solo piu' casi di bullismo elettronico".
L'obiettivo dell'iniziativa, spiega l'assessore provinciale
alle Politiche sociali, Giuliano Barigazzi, e' "dare strumenti a
chi educa e tratteggiare l'utilizzo che i ragazzi fanno dei
social network e del cellulare: i rischi sono molti, proprio
perche' il web offre opportunita' straordinarie". Per i docenti
delle scuole e' stato organizzato un corso di aggiornamento di 15
ore (hanno partecipato in 180), mentre per i genitori sono stati
organizzati alcuni eventi pubblici: i prossimi sono domani e il
24 novembre, all'istituto Minguzzi, con la presentazione di due
libri sul bullismo elettronico e su quello omofobico. Inoltre e'
stata stampata una guida per i genitori, con alcuni consigli su
come affrontare il problema e seguire piu' da vicino i figli
anche mentre navigano su internet.
(Wel/ Dire)