(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 5 nov. - L'Associazione italiana
degli avvocati per la famiglia e per i minori (Aiaf) si e' unita
all'appello di Ai.Bi., l'Associazione amici dei bambini, e con un
proprio comunicato stampa ha chiesto al Governo italiano di
adoperarsi al piu' presto per l'immediata ratifica della
Convenzione "sulla competenza, la legge applicabile, il
riconoscimento, l'esecuzione e la cooperazione in materia di
responsabilita' genitoriale e di misure di protezione dei minori,
conclusa all'Aja il 19.10.1996".
L'Associazione ha messo in evidenza il preoccupante ritardo
dell'Italia nella ratifica della Convenzione, un ritardo che pesa
molto perche' la Convenzione potrebbe risolvere le situazioni in
cui si trovano molti minori, che provengono da Paesi colpiti da
catastrofi naturali, i minori non accompagnati e quelli
provenienti dai Paesi di diritto islamico cui e' stato applicato
l'istituto della "Kafalah", e che non trovano adeguata risposta
nella normativa vigente.
"La ratifica della Convenzione permetterebbe di rispondere alle
esigenze di tutela dei minori - si legge sul sito ufficiale di
Ai.Bi - in una realta' sociale, come anche quella italiana, che
diventa sempre piu' multietnica". Anche secondo l'Aiaf il timore
che il riconoscimento dei provvedimenti di "Kafalah" possa
comportare un aggiramento delle norme sulle adozioni
internazionali puo' essere superato con accordi bilaterali tra il
nostro Paese e i singoli Paesi di diritto islamico.
L'Aiaf, in particolare, si appella al principio di non
discriminazione e al diritto di liberta' religiosa e contesta la
sentenza della Cassazione n. 4868 dell'1 marzo 2010 che ha negato
il diritto di ingresso ai minori affidati in kafala a cittadini
italiani (o anche italiani) di religione musulmana, considerato
che e' invece riconosciuto il diritto di ottenere il visto di
ingresso per il minore in "Kafalah" se la coppia straniera
musulmana e' solo residente in Italia, senza averne la
cittadinanza. Aiaf, quindi, chiede che "la Convenzione venga
ratificata al piu' presto dall'Italia" confermando che "secondo
il diritto europeo, il ritardo potrebbe avere come conseguenza
una sanzione pecuniaria per l'Italia".
(Wel/ Dire)