CASTELBIANCO: ADESIONE AL GRUPPO CHE LA VIOLENZA RENDE FASCINOSO
(DIRE) Roma, 22 mar. - Guerre tra gang. Scontri tra bande rivali
composte da giovani italiani o filippini o sudamericani o miste.
Non importa la provenienza, importa il gruppo, il branco e la sua
forza collettiva. In Italia le gang sono tante: alcune note,
altre meno. Tutte, pero', con i medesimi tratti distintivi:
felpe, coltelli e codici d'onore. Attraverso le pagine del
quotidiano "La Repubblica" oggi si racconta Ryu, ecuadoregno, uno
dei militanti della gang Latin King di Milano, uno come tanti.
Perche' nascono, si sviluppano e fanno proseliti queste gang?
Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell'eta'
evolutiva e direttore dell'istituto di Ortofonologia di Roma,
spiega: "Il disagio giovanile che si traduce in aggressivita' e'
un problema sociale che abbiamo sempre osservato quando le regole
generali non vengono gestite in modo equilibrato dagli adulti,
quando, cioe', non vi e' accompagnamento nella crescita".
L'esperto prosegue sottolineando il fatto che "il fenomeno
delle gang e' dovuto alla ricerca di socialita' da parte di
ragazzi che sono pronti a entrare in ogni gruppo pur di far parte
di una micro societa' amicale". Il passaggio dal bullismo a
gruppi intesi come bande, secondo Castelbianco, "e' stata una
evoluzione obbligata". Ma l'aspetto che l'esperto definisce
"incredibile" e' che "le bande hanno regole sociali fortissime e
i ragazzi, che per definizione trasgrediscono tutte le norme,
sono invece estremamente osservanti delle disposizioni interne
alle bande stesse. E' importante segnalare- prosegue lo
psicoterapeuta- che l'aggressivita' che viene alimentata e
instillata nei giovani fin da bambini, diventa energia potente
che i ragazzi vogliono incanalare per dare una forma alla
stessa". E quindi, se in passato vi era la ricerca del soggetto
violento, o addirittura pregiudicato, con cui fare amicizia,
"adesso c'e' l'adesione al nuovo gruppo che la violenza stessa
rende fascinoso e avventuroso".
Riguardo, invece, al profilo multietnico di certe gang,
Castelbianco sottolinea come "all'inizio i ragazzi italiani,
rimasti fuori dalle bande per motivi di nazionalita', avevano
l'urgenza di costituirsi in gruppi che, pero', molto spesso
sfociavano in asset politici, con etichette pesanti e poco
seducenti. Con il rischio, inoltre, di essere, piu' o meno
velatamente, gestiti da adulti che non incontravano il favore dei
ragazzi stessi. E' piu' affascinate, invece, entrare a far parte
di bande dai nomi stranieri, con alle spalle storie e radici ne
Paesi di origine".
(Wel/ Dire)