RICERCA: IN ITALIA NON ESISTE UNA RETE CHE SEGUA IL POST-PARTO
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 8 mar. - Il ricordo della
poetessa Alda Merini e la possibilita', per una donna disabile,
di diventare madre. Come raccontano Rovena e Jessica, due donne
affette da distrofia muscolare che hanno partorito al centro
clinico Nemo di Milano.
Il Gruppo donne della Uildm "festeggia" questo 8 marzo 2010
arricchendo il proprio sito web di nuovi documenti e nuove
testimonianze. Oltre alle esperienze di vita e ai consigli dei
medici, sono stati aggiornati sia la bibliografia sia i diversi
repertori in tema di donne e disabilita' (da quello sul cinema a
quello delle risorse internet) e, inoltre, e' stata creata una
sezione tutta nuova sui documentari che per ora contiene una
dozzina di segnalazioni. Tutto il materiale prodotto dal
coordinamento del Gruppo donne dell'Unione italiana lotta alla
distrofia muscolare e' liberamente consultabile alla pagina
www.uildm.org/gruppodonne.
A occuparsi di disabilita' al femminile sono soprattutto le
associazioni: dal gruppo donne della Fish (Federazione italiana
per il superamento dell'handicap) al gruppo "Nessun'altra"
dell'Aias (Associazione italiana assistenza spastici) di Bologna
e dal Comitato delle donne con disabilita' dell'Edf (European
disability forum) al Network europeo delle donne disabili. Di
dati recenti, poi, non ce ne sono molti in giro e, a parte una
ricerca dell'Aias che risale a due anni fa, nessuno guarda al
binomio disabilita' e maternita'. Si sa solo che in Italia le
donne disabili sono il doppio degli uomini (oltre un milione e
700 mila, contro gli oltre 880 mila di sesso maschile). E in
rapporto al totale degli italiani, la disabilita' "in rosa"
rappresenta circa il 6% della popolazione. Ma su tre lavoratori
disabili, uno solo e' donna. Oggi, pero', le bambine e le ragazze
disabili ricevono la stessa istruzione dei maschietti (fino a
trent'anni fa non era cosi'), si sposano piu' facilmente (il 23%
contro il 13% degli uomini nella fascia d'eta' 15-44 anni) e sono
piu' autonome, tanto che il 37% delle donne disabili vive sola
contro il 13% degli uomini (fonte: sito Istat-Ministero del
lavoro e politiche sociali http://www.disabilitaincifre.it/).
Tornando alla piccola ma significativa indagine dell'Aias sul
binomio disabilita' e maternita' (nove i questionari raccolti nel
2008), quasi tutte le madri disabili intervistate hanno
dichiarato di aver valutato soprattutto le modalita' di gestione
del bambino e le difficolta' che avrebbero incontrato nel curare
e crescere i loro figli. Alcune hanno rivelato di essere state
scoraggiate nell'intraprendere la gravidanza, ma la maggior parte
delle donne e' stata sostenuta dal proprio compagno, dai
familiari o da un'assistente domiciliare. La meta' si e' sentita
giudicata nell'aver intrapreso questa scelta, mentre tutte hanno
lamentato la mancanza di organizzazioni - sia di genitori
disabili sia di personale specializzato - che seguano il percorso
della maternita' e aiutino le madri disabili prima e dopo il
parto con una rete di informazioni e assistenza. Per quanto
riguarda infine il rapporto con i propri figli, le madri hanno
evidenziato bambini piu' autonomi, responsabili e piu' attenti.
(Wel/ Dire)