DISLESSIA, "NON SI VUOLE ANDARE AL CUORE DEL PROBLEMA"
CASTELBIANCO: NUMERI ALTI, CAPIRE CAUSE DIFFICOLTÀ APPRENDIMENTO
(DIRE . Notiziario Minori) Roma, 8 mar. - L'Inghilterra scende in
campo contro la dislessia. Secondo i dati dell'associazione
Dyslexia Action, il 10% del popolo britannico ha qualche forma di
dislessia. E per correre ai ripari e' nata la campagna My way,
per diffondere il messaggio: "Non c'e' ragione perche' i bambini
che soffrono di dislessia non possano raggiungere il successo".
Secondo lo psicoterapeuta dell'eta' evolutiva e direttore
dell'Istituto di Ortofonologia di Roma, Federico Bianchi di
Castelbianco, l'iniziativa presa nel Regno Unito per contrastare
la dislessia "ha indicato due aspetti fondamentali: una
percentuale che indica il 10% della popolazione scolastica e la
diagnosi precoce" della dislessia. "Ma il grande nodo e'
determinato dalla mancata indicazione del cuore del problema.
Infatti- continua l'esperto- uno dei grandi problemi e' l'aumento
della 'numericita'' del problema, che e' passato dal 2% al 10% e
secondo alcuni autori arriva al 12%, attribuendo addirittura"
alla dislessia "l'indicazione di disturbo neurologico o
genetico". Castelbianco avverte: "La prima grande cosa da fare
non e' solamente individuare il bambino con difficolta'
nell'apprendimento, ma verificare a cosa sono dovute tali
difficolta'. Intanto, bisogna specificare che il bambino
dislessico ha un intelligenza nella norma e che tutte le indagini
effettuate prima dell'ingresso nelle scuole elementari non hanno
alcun valore predittivo per i disturbi dell'apprendimento salvo
nei casi di ritardo cognitivo o grave disorganizzazione spaziale.
Questi ultimi sono casi estremamente rari, con percentuali di
circa l'1%".
La causa dei disturbi nell'apprendimento, pero', vengono
individuati altrove dall'esperto: "Nella scuola sono aumentati in
misura esponenziale queste difficolta' perche' sono cambiate le
modalita' di insegnamento. Basti pensare che fino a 10 anni fa i
primi due anni di scuola elementare venivano dedicati alla
lettura e scrittura, e veniva proposta una modalita' analitica.
Adesso i bambini dopo tre mesi di prima elementare scrivono la
lettera a Babbo Natale, e gli viene richiesta anche la capacita'
di gestire la scrittura con tutti i caratteri (corsivo,
maiuscolo, etc). Spesso- prosegue lo psicoterapeuta- vi e'
addirittura il tentativo di insegnamento dal quarto anno di vita,
che diventa una vera interferenza nell'evoluzione dei bambini.
Cambiando la societa' e le modalita' didattiche sicuramente i
bambini riescono a dare una risposta prestazionale alla
richiesta, ma ovviamente molti di loro ne riportano una grande
confusione". Dunque esiste un vero problema di dislessia? "Tutti
gli studi effettuati sulla ricerca genetica della causa- risponde
Castelbianco- hanno dimostrato solo nello 0,70% dei casi la
natura biologica, in situazioni circoscritte e delimitate. E
comunque ipotizzabile ad oggi una percentuale del 2%. Il grande
rischio che stiamo correndo e' nel cercare l'errore o la
patologia nel bambino, e non nelle modalita' di proposta al
bambino, che puo' predeterminare un insuccesso nella vita
scolastica, per tutti coloro che presentano una sintomatologia
dislessica, ma che non sono dislessici. Per questi ultimi, e sono
la maggior parte,- conclude Castelbianco- l'aiuto di pc o
facilitatori sono controproducenti, in quanto non superano il
problema, ma lo aggirano lasciando un vuoto
conoscitivo-operativo. E come se aiutiamo chi puo' camminare con
le stampelle, indicandolo come unico modo per deambulare".
(Wel/ Dire)
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