(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 1 mar. - "I bambini con
disabilita' hanno una vita poco piena e poco decente". Laura
Borghetto, presidente dell'associazione L'abilita' onlus, prende
spunto dall'articolo 23 della Convenzione Onu per i diritti
dell'infanzia, per un commento a margine del convegno "Bambini,
fino in fondo! - Nascere e crescere con disabilita' in
Lombardia", tenutosi a Milano. Borghetto traccia un quadro
dell'applicazione della Convenzione Onu sui diritti
dell'infanzia, a vent'anni dalla sua approvazione: "La Lombardia
e' di certo avvantaggiata rispetto ad altre realta', ma la legge
23/99, che dava contributi alle associazioni che si occupano di
bambini con disabilita', ha spesso concesso finanziamenti spot. I
progetti presentati erano tanti, ma poi le associazioni hanno
fatto fatica a portarli avanti, per la mancanza di finanziamenti
ad hoc".
In generale, poi, nonostante molti servizi presenti sul
territorio, "si lavora poco accanto alle famiglie e su percorsi
di accettazione del bambino con disabilita' - prosegue Borghetto-.
A causa dei tagli continui, poi, c'e' sofferenza rispetto
all'inclusione scolastica: troppi bambini con disabilita' sono
concentrati nelle stesse classi, gli insegnanti di sostegno hanno
contratti precari e ai nostri sportelli i genitori si lamentano
delle loro competenze: pochi hanno l'abilitazione e di
disabilita' sanno poco o quasi nulla".
Anche in Lombardia, dove molti servizi sono garantiti, "e'
necessario un cambio di paradigma -aggiunge Giovanni Merlo,
direttore di Ledha-. Siamo molto concentrati sulla menomazione
del bambino e sulle cause che provocano in lui il rischio
dell'isolamento, ma non si investe piu' sui temi
dell'inclusione". Merlo commenta anche la recente sentenza del
Tribunale di Milano che ha condannato tre dirigenti di Google per
non aver rimosso un video in cui si vedeva il pestaggio di un
ragazzino con sindrome di Down: "Assolutamente giusta, la
responsabilita' del controllo ci vuole -diece Merlo-. Poi va
detto questo e' un caso estremo, dal punto di vista del
contenuto, della permanenza sul sito e della visibilita'. È
mancato il controllo, ma ci tengo a dire che questa sentenza, che
giudica un caso specifico, non ha nulla a che fare con la
liberta' d'espressione".
(Wel/ Dire)