(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 24 mag. - Nella seconda
giornata di lavori a Firenze per la conferenza del Comitato
economico e sociale europeo (Cese), dedicata all'educazione per
combattere l'esclusione sociale, sabato scorso, tre diversi
seminari hanno approfondito il ruolo dell'educazione per vivere
nella societa', accedere al mercato del lavoro ed esercitare i
diritti.
"Nella societa' della conoscenza l'esclusione sociale e' uno
spreco", ha detto l'ex ministro dell'istruzione ed
europarlamentare, Luigi Berlinguer, nel corso del primo
seminario. Berlinguer ha richiesto "una politica europea per
l'educazione", per superare le differenza nazionali e favorire
l'inclusione sociale in modo omogeneo in tutta Europa. "Dobbiamo
garantire il diritto al successo e non solo all'accesso", ha
aggiunto l'ex ministro. Nell'ambito di un workshop dedicato
all'educazione come strumento di inserimento social, Mostafa el
Ayoubi, direttore della rivista di informazione sociale
'Confronti', ha raccontato la sua esperienza nella gestione di un
progetto per l'inserimento sociale di immigrati di religione
musulmana nella societa' italiana. Il progetto ha previsto
l'insegnamento della lingua e dell'educazione civica italiana in
due moschee di Roma. "In questo caso la comunita' di appartenenza
ha svolto una funzione di integrazione invece che di
segregazione", ha spiegato El Ayoubi nel corso della conferenza.
Il workshop si e' anche soffermato sulle politiche di inclusione
dei Rom in diversi paesi europei, sul reinserimento dei
disoccupati nel mercato del lavoro, sulla lotta al lavoro e allo
sfruttamento dei minori e sul ruolo educativo complementare che
devono svolgere scuola e famiglia.
Aprendo il secondo seminario, il sociologo Marco Revelli ha
ribadito l'importanza del nesso poverta'-istruzione, per cui chi
e' povero per scarso reddito lo e' anche dal punto di vista
scolastico e ha scarse possibilita' di uscire dalla poverta'.
Oggi, secondo Revelli, e' comparsa una nuova figura in Europa,
quella del lavoratore povero. Ormai la meta' dei poveri sono
lavoratori poco scolarizzati con almeno un figlio minore a
carico. In Europa la scuola non riesce piu' a svolgere la sua
tradizionale funzione di ascensore sociale. Nel corso del
seminario sono state presentate testimonianze di iniziative nel
settore dell'educazione non formale, dedicate a soggetti
svantaggiati in funzione del loro inserimento nel mercato del
lavoro. Lionel Urdy ha illustrato l'esperienza dell'Ecole de la
2nde chance di Marsiglia, rivolta a quei giovani emarginati
costretti ad abbandonano la scuola, ai quali viene offerta
l'opportunita' di acquisire competenze di base e conoscenze
culturali, fino a costruirsi un proprio progetto professionale.
Ste'phane Le'veque ha portato il caso dell'associazione Gens du
voyage, che affronta i problemi dei precari e degli emarginati,
favorendone la mobilita' e la possibilita' di creare imprese
individuali, spesso consentendo ai soggetti di regolarizzare
attivita' gia' avviate in modo non formale.
Maria Assunta Serenari ha presentato il lavoro della onlus
Associazione Amici di Piazza Grande di Bologna, che ha offerto
agli homeless la possibilita' di aggregarsi in una cooperativa
sociale, con 70 dipendenti tutti ex homeless, per gestire la
produzione di oggettistica frutto del riuso di materiali di
scarto. Charlotte Gruber ha puntato sul ruolo della creativita'
nell'attivita' della Rete europea delle imprese di inserimento
sociale e lavorativo, che offre opportunita' di lavoro a gruppi
di emarginati, spesso tossicodipendenti, aiutandoli a sviluppare
le proprie potenzialita' e integrandoli con il mercato del lavoro.
Giovanni Moro, aprendo il terzo seminario, ha ricordato che Il
diritto all'educazione e' sancito sia dal nuovo Trattato
sull'Unione Europea, sia dalle Costituzioni nazionali dei singoli
stati membri. All'interno del tema il dibattito piu' interessante
si e' sviluppato tra educazione formale ed educazione informale.
Quest'ultima si realizza attraverso percorsi non strutturati che
tendono a reinserire i poveri e gli emarginati ad una convivenza
sociale inclusiva. Tutti sono concordi nell'affermare che la
diseguaglianza si sviluppa con l'ignoranza. Molti degli
interventi hanno messo in luce la mancanza di consapevolezza da
parte dei poveri e degli emarginati dei diritti che sono dovuti a
tutti i cittadini in quanto tali.
Il primo esempio di educazione informale nasce in Francia e si
sviluppa attraverso il progetto "Universita' Popolare". Marie
Cecile Renoux sostiene che la poverta' e' spesso percepita come
una colpa, una mancanza. L'Universita' Popolare e' un piano di
coesione sociale attuato attraverso l'interazione tra le persone
per ricreare fiducia e sviluppare un nuovo modo di pensare. Il
progetto si sviluppa quindi attraverso lo scambio orale, le
persone vengono assistite anche per affittare un alloggio. Come
e' possibile pensare all'eguaglianza di opportunita' quando non
hai la luce o l'acqua in casa?
Altro esempio e' l'opera dell'Associazione Maestri di strada
che svolge un percorso di cittadinanza con i ragazzi per
favorirne l'inclusione. Noi svolgiamo un alleanza educativa
afferma Cesare Moreno, tutti dobbiamo essere socialmente
riconosciuti. Napoli purtroppo vanta 400 anni di storia di
emarginazione e fin dall'origine era chiaro che l'istruzione
serve per educare alla vita civile. Oggi con la crisi economica
dobbiamo adottare una nuova strategia che si realizza con la
resistenza. Occorre resistere ai bombardamenti della crisi
economica con le armi della solidarieta'. Quindi non la lotta
all'esclusione, ma la resistenza contro l'esclusione.
(Wel/ Dire)