ISFOL: 50% TORNEREBBE AL LAVORO SE POTESSE ACCEDERE A PART-TIME.
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 10 mag. - Il 45,9% delle donne
attualmente inattive ha lasciato il lavoro precedente per
prendersi cura dei propri figli, il 12,6% e' 'vittima' di un
licenziamento o della chiusura della propria azienda, il 17,3% ha
terminato la propria attivita' per scadenza di contratto. Il
fattore determinante dell'inattivita' femminile, dunque, e',
ancora oggi, la famiglia, secondo quanto testimoniano i dati di
una indagine Isfol (l'Istituto per lo sviluppo della formazione
professionale dei lavoratori) su madri e lavoro, condotta su un
campione rappresentativo della popolazione di donne fra i 25 ed i
45 anni.
I dati dicono che oltre la meta' delle donne inattive sarebbe
disposta a lavorare part time, una parte di queste ultime
(38%)sarebbe anche pronta ad accettare un impiego per un reddito
netto compreso tra i 500 e i 1.000 euro. Ma, poi, trovando poca
flessibilita' sul mercato, in molte rinunciano, soprattutto se ci
sono figli da curare. La rigidita' degli orari, la carenza di
servizi per l'infanzia, la scarsa disponibilita' dei coniugi
lasciano queste donne al palo. L'inattivita', comunque, e'
inversamente proporzionale al livello di istruzione: tra le donne
con titoli piu' alti e' minore, soprattutto al Nord. Aver avuto
una madre che lavorava o aver frequentato donne lavoratrici
aumenta, poi, la spinta verso l'attivita'.
Ma il blocco principale resta la famiglia: il 14% delle donne
(media) lascia dopo un licenziamento, il 23,8% per scadenza di
contratto, il 36,1% per prendersi cura dei figli.
Quest'ultima percentuale sale al 45,9% tra quelle che sono a
tutt'oggi inattive e non cercano una occupazione perche' devono
stare a casa con i bamini. Il confronto con gli uomini e'
penalizzante: se i maschi perdono il lavoro e' piu' facile che lo
ritrovino e in tempi piu' rapidi rispetto alle donne, soprattutto
se a perdere il posto sono quelle nella fascia d'eta' fertile o
con figli piccoli.
Ma quali sono gli aspetti e le condizioni che inciderebbero in
modo positivo sulla possibilita' di rientro nel mercato del
lavoro? "Oltre la meta' delle donne inattive sarebbe disponibile
a lavorare fino a 25 ore settimanali, sostanzialmente con un
part-time e fra queste circa il 38% accetterebbe un lavoro per un
reddito netto fra i 501 ed i 1.000 euro al mese- spiega l'Isfol-
E' comunque interessante sottolineare che esiste una quota non
irrilevante di inattive disposta a lavorare anche con orario
full-time". Comunque, l'orario ridotto risulta una delle forme di
lavoro maggiormente desiderata per poter conciliare l'impiego con
la famiglia.
(Wel/ Dire)