RAPPORTO SAVE THE CHILDREN "LO STATO DELLE MADRI NEL MONDO"
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 6 mag. - Rischiare la propria
vita e mettere in pericolo la sopravvivenza dei propri figli. Nel
mondo oggi sono 50 milioni le donne che partoriscono senza
un'adeguata assistenza medica, sfidando quotidianamente la morte.
Secondo il Rapporto di Save the Children, la nazione in cui mamme
figli vivono in condizioni peggiori - il piu' delle volte
soccombendo a causa del parto - e' l'Afghanistan. Nell'Indice
delle Madri, la graduatoria (frutto del confronto di 160 paesi)
delle nazioni in cui donne e bambini stanno meglio o peggio,
compaiono anche Niger, Chad, Guinea Bissau, Yemen, Repubblica
Democratica del Congo, Mali, Sudan, Eritrea e Guinea Equatoriale,
dove gli standard di "benessere materno-infantile" sono tra i
piu' bassi e desolanti del mondo.
I dati: nel mondo il 60% delle nascite avviene senza
l'assistenza di personale specializzato (in Afghanistan solo il
14% dei bambini nasce con l'aiuto di un'ostetrica o un dottore) e
1 mamma ogni 23 muore per cause collegate alla gravidanza e al
parto (in totale quasi 350.000). E se muoiono le mamme e' molto
facile e drammaticamente coerente che muoiano anche i
bambini:sono 8.8 milioni (1 su 6) quelli che muoiono ogni anno
prima di compiere 5 anni. Di essi, il 41% neanche riesce a
sopravvive al primo mese; piu' di 1 minore su 3 soffre di
malnutrizione; 1 bambino su 5 non va a scuola; 9 madri su 10 con
molta probabilita' vedranno morire un loro figlio. Ancora piu'
drammatici appaiono questi dati, se si pensa che invece in Paesi
come la Norvegia (dove madri e figli godono delle migliori
condizioni di vita) ogni bambino che nasce e' assistito da
personale medico e il pericolo di perdere il proprio bambino
prima dei 5 anni esiste solo per una donna su 132.
Basterebbero poche misure semplici e a basso costo per
fronteggiare la difficile situazione: dall'assistenza
specializzata al momento del parto, a vaccini e trattamenti per
polmonite, diarrea e malaria, all'allattamento esclusivo al seno.
A questo proposito, parla Francesco Aureli, Responsabile
Policy e Advocacy per l'Italia di Save the Children: "La
formazione e impiego su ampia scala degli operatori sanitari di
comunita' porterebbe di sicuro a una sensibile riduzione di tante
morti. Si tratta di paramedici con una formazione di base, spesso
reclutati all'interno delle comunita' dove poi presteranno
servizio, in grado di raggiungere a casa madri e bambini che
spesso vivono in sperdute zone rurali e di indicare loro corrette
pratiche igieniche e sanitarie, di istruire le donne rispetto al
parto e alle cure per i neonati, compreso l'allattamento
esclusivo per i primi sei mesi, di diagnosticare e riconoscere i
sintomi delle piu' diffuse e letali malattie infantili e fornendo
medicinali per le cure e vaccini. I Paesi che hanno formato e
utilizzato su ampia scala queste figure, hanno visto ridurre
drasticamente i tassi di mortalita'. Per ridurre dei 2/3 quella
infantile e dei 3/4 quella materna entro il 2015 occorre formarne
e impiegarne almeno altri 4.3 milioni". In questo modo, 250.000
donne e 5.5 milioni di bambini che oggi muoiono potrebbero
salvarsi.
(Wel/ Dire)