IL PRESIDENTE DI CAPODARCO: "C'ERA UN CLIMA DI TOLLERANZA...".
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 3 mag. - Lo scandalo degli abusi
sessuali di sacerdoti e religiosi "non e' - come qualcuno
suggerisce - solo ed esclusivamente il frutto di menti malate e
perverse (cosa vera). E' qualcosa di piu' e di piu' grave. Mette
definitivamente in crisi uno schema 'antropologico' di persone
dominanti che si permettono la liberta' di offendere coloro che
ritengono inferiori, con l'aggravante dell'impunita'". E' uno dei
passaggi salienti di un lungo articolo di don Vinicio Albanesi
pubblicato sul n. 17 della rivista dei Dehoniani "Settimana",
uscito oggi.
Secondo Albanesi, "il perdurare dei fenomeni di abuso e la loro
presunta impunita' reggono sulla concezione dominante che non
rispetta le persone piu' fragili: in questo caso i minori. (a')
L'abuso e' prima di tutto nel dominio; diventando perverso,
sfocia nel sopruso sessuale. Ma il filone nel quale l'abuso
sessuale si manifesta fonda la sua radice nella presunta
superiorita' dell'educatore. (a') Se l'educatore riveste la
funzione 'sacra', la violenza diventa potere assoluto. (a') Il
limite entro il quale fermarsi e' affidato al soggetto che lo
infrange, diventando di fatto incontrollato".
Albanesi si chiede quindi il motivo per cui attorno al fenomeno
c'e' stata di fatto una cosi' "alta tolleranza". "In parte -
insiste - si spiega con la mentalita' di dominio che non
permetteva di vedere la gravita' del delitto. (a') Inoltre la
tutela del buon nome della Chiesa, la paura dello scandalo, hanno
prevalso sopra ogni altro motivo di condanna e di allontanamento
dei sacerdoti e dei religiosi compromessi". Ma "l'intera vicenda
della pedofilia in ambito religioso - afferma il presidente della
Comunita' di Capodarco - ha mostrato che si e' potuto compiere
tanto male perche' il clima di dominio era comunque talmente
diffuso da indurre e far sperare all'occultamento dei delitti.
Nemmeno la paura dello scandalo ha fermato i sacerdoti e
religiosi coinvolti. Evidentemente conoscevano bene il clima di
tolleranza che li avrebbe protetti".
Per don Albanesi, il Papa ha ora "posto la parola fine al clima
di silenzio e di omerta' su questi crimini. (a') Le sue prese di
posizione, le dimissioni di alcuni Vescovi, gli interventi sulla
Chiesa degli Usa e in Irlanda mostrano che si e' giunti al punto
di non ritorno. La Chiesa vuole fare chiarezza: lo fa con dolore
e vergogna. Ma non c'e' altra strada, se non quella di dire la
verita' tutta e se i comportamenti sono stati aberranti la
richiesta di perdono a Dio e alle vittime e' l'unica strada da
percorrere". E' pero' molto pericoloso, prosegue l'articolo,
"nascondersi dietro 'la persecuzione dei nemici della Chiesa' per
non affrontare il dramma trascorso, con la certezza di non
permettere per il futuro cio' che e' avvenuto. Cio' non significa
affatto negare che dietro la richiesta di giustizia possano
nascondersi speculazioni che portano come conseguenza sentimenti
di cupidigia e di ostilita'". Tra gli insegnamenti che la chiesa
puo' trarre da "vicende cosi' dolorose e vergognose", e' una
delle conclusioni di Albanesi, c'e' che "uno spirito evangelico
non puo' permettersi posizioni di dominio nei confronti di
nessuno (a'). I poteri espressi portano sempre conseguenze
devastanti".
(Wel/ Dire)