RAPPORTO DELLA COMMISSIONE MINISTERIALE SULL'ESCLUSIONE SOCIALE.
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 22 lug. - Nel passaggio dal
livello finanziario a quello dell'economia reale, la crisi ha
colpito duramente il corpo sociale del paese, sia ovviamente dal
punto di vista dell'occupazione sia da quello della riduzione del
reddito, creando nuove fasce di disagio e poverta'. Dalla
relazione che intercorre tra crisi e poverta' prende le mosse il
nuovo "Rapporto sulle politiche contro la poverta' e l'esclusione
sociale" che la Commissione di indagine sull'esclusione sociale
ha presentato a Roma presso la sede del Cnel, ultimo atto di
questo organismo in scadenza a fine luglio. La crisi produttiva e
la pesante contrazione del Prodotto interno lordo hanno creato
una caduta occupazione senza precedenti nella storia del nostro
paese dal dopoguerra ad oggi, ricorda la Commissione. Tra il
primo trimestre del 2008 e il primo trimestre del 2010
l'occupazione e' scesa, infatti, di oltre 600 mila unita', con un
calo del 2,4%. Ancora maggiore, inoltre, e' stato il calo delle
ore lavorate che - a causa del taglio degli straordinari e del
massiccio ricorso alla cassa integrazione - ha registrato un
crollo del 4,9%. Ma e' stato proprio l'uso della cassa
integrazione, che ha permesso di attenuare, almeno in parte,
l'impatto della crisi sui livelli occupazionali e sul reddito
delle famiglie.
La crisi, pero', non ha colpito tutti allo stesso modo. E i
primi ad essere investiti sono stati soprattutto gli stranieri, i
lavoratori del Meridione e i giovani. La popolazione straniera ha
infatti registrato una flessione del tasso di occupazione pari al
2,5% il doppio rispetto alla media italiana. Mentre nel Nord - e
nelle zone a piu' forte insediamento industriale - si e'
registrato un piu' forte ricorso alla cassa integrazione con
conseguente riduzione del monte ore lavorate, le regioni
meridionali hanno visto un maggiore calo dell'occupazione dovuto
a una piu' forte percentuale di licenziamenti e chiusura di
imprese. Dal punto di vista anagrafico, invece, la crisi
occupazionale sembra aver colpito - per lo meno nella sua fase
iniziale e nelle aree in cui vi e' stato un piu' forte utilizzo
della cassa integrazione - soprattutto le classi di eta' piu'
giovani: la maggiore flessione del tasso di occupazione si e'
registrato infatti tra i 20 e i 34 anni, dove la caduta e' stata
pari al 6,3%. I lavoratori coinvolti sono soprattutto quelli con
condizioni contrattuali meno garantite e con una minore copertura
dei tradizionali ammortizzatori sociali. Ma l'impatto della crisi
sull'occupazione giovanile si e' manifestato anche con un blocco
all'entrata: e quindi, in primo luogo, attraverso il brusco
rallentamento del turn over e la mancata sostituzione di forza
lavoro piuttosto che attraverso licenziamenti e cessazioni
premature dei rapporti.
Le famiglie piu' colpite dalla crisi - si legge nel rapporto -
sono allora quelle composte da giovani coppie, da lavoratori
singoli in giovane eta' e titolari di contratti di lavoro
temporaneo o precario e quelle piu' numerose. Tuttavia - rilevano
i curatori del Rapporto - il fatto che gran parte della caduta
dell'occupazione abbia riguardato lavoratori giovani, ancora
conviventi con i genitori, ha favorito qualche redistribuzione
del reddito all'interno delle famiglie.
(Wel/ Dire)