IL PALLONE NEI LUOGHI DELLA STRAGE. OGGI IL 18^ ANNIVERSARIO
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 19 lug. - Se esiste la mafia nel
pallone, c'e' anche il calcio contro la mafia. Ed e' stato
proprio lo sport piu' popolare e democratico, quello dei milioni
di euro ma anche delle borgate, a portare dieci ragazzi del
quartiere Zen, che all'epoca di Falcone e Borsellino non erano
neanche nati, sul luogo della strage di via D'Amelio. In una
citta' finora piuttosto indifferente al ricordo di Borsellino,
sono stati i giovani di una delle periferie piu' disagiate a
contribuire a un'iniziativa in memoria di chi ha sacrificato la
vita per la lotta alla mafia.
Delle tante iniziative in suo onore, se il giudice palermitano
avesse potuto scegliere dove andare, sicuramente sarebbe stato
presente al Torneo di Calcio a 5 organizzato con le squadre dei
giovani di Addio Pizzo e del quartiere Zen. Sfidando il sole e il
caldo torrido del primo pomeriggio, i team hanno dato vita al
"Primo memorial calcio a 5 Paolo Borsellino", negli impianti
sportivi di via dell'Autonomia Siciliana, proprio nei pressi del
luogo della strage avvenuta 18 anni fa. A vincere il torneo e'
stata la squadra degli Arbitri Professionisti, secondo posto per
quella del Dopolavoro ferroviario, tra le cui fila hanno giocato
calciatori di quasi sessant'anni d'eta'. Tra i partecipanti,
anche la squadra dei giornalisti. L'iniziativa e' stata
organizzata dall'Associazione Sportiva "Atletica Berradi 091" con
la collaborazione del "Coni Sicilia" e di "Libera - associazioni,
nomi e numeri contro le mafie".
A dare un volto alla speranza dei movimenti palermitani che si
ribellano alla mafia e al disagio sociale, oltre ad Addio Pizzo
c'e' la novita' dell' "Atletico Zen" guidato da un allenatore
d'eccezione, Rachid Berradi, marocchino d'origine, palermitano
d'adozione, ex atleta olimpico e primatista italiano di mezza
maratona. I colori della maglietta ricalcano quelli dell'Atletico
Madrid, come hanno scelto i ragazzi, tutti adolescenti dai 14 ai
19 anni. Lo sponsor e' un ristorante palestinese del centro
storico.
La squadra e' nata sei mesi fa, ma ha gia' partecipato a
iniziative sociali, come il "Mediterraneo Antirazzista" e il
decimo anniversario della scuola intitolata a Don Pino Puglisi a
Brancaccio. Si allenano allo Stadio delle Palme, a ridosso del
quartiere, dove, dicono i ragazzi in dialetto palermitano: "non
ci sono neanche gli occhi per piangere". L'anima della squadra e'
Berradi, che dei ragazzi e' allenatore, portiere all'occorrenza,
punto di riferimento in tutti i sensi. "Lo Zen e' famoso
mediaticamente - spiega l'atleta palermitano - ma ci sono altri
quartieri addirittura peggiori come lo Sperone e Borgo Nuovo".
Tutte realta' dove i giovani non hanno alternativa e crescono
seguendo le regole che detta la strada. Dove a 19 anni si puo'
finire agli arresti domiciliari per avere gia' compiuto tre
rapine. "Mi chiedo - dice ancora Berradi - come mai allo Zen non
ci sia una piazza, un prato, niente con cui i ragazzi possano
giocare a calcio, non servono nemmeno le porte con la rete. Lo
Zen e' circondato da ben 3 impianti sportivi: Velodromo,
Palazzetto e Diamante, che sono abbandonati e nessuno ne fruisce".
(Wel/ Dire)