RINVIATA IN COMMISSIONE IL DDL SULLE COMUNITA' GIOVANILI
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 8 lug. - Bagarre nell'aula della
Camera nel corso della discussione sul disegno di legge del
ministro Meloni sulle comunita' giovanili. Dopo la richiesta di
rinvio del testo in commissione da parte del Pdl, con l'accordo
di tutti i gruppi e dello stesso ministro della Gioventu',
Francesco Barbato (Idv) ha innescato la miccia. Il deputato Idv
ha accusato Meloni di "essere vecchia perche' ricorre a una
logica di vecchia politica che fa rabbrividire anche Pomicino e
Mastella". E il motivo, continua Barbato, "e' che Meloni, con
questo ddl, vuole finanziare la sua corrente, quella di Alemanno
e del suo assessore regionale Lollobrigida che gestira' questi
finanziamenti" per le comunita' giovanili. Alla fine
dell'intervento di Barbato, gli animi si sono surriscaldati tanto
che la presidente di turno Rosy Bindi ha sospeso la seduta
chiedendo l'intervento dei commessi e dei deputati questori.
LA LEGGE TORNA IN COMMISSIONE - Il ddl Meloni sulle comunita'
giovanili torna in commissione per approfondimenti. Lo ha deciso
l'aula della Camera, dove ieri si era avviato il voto sugli
emendamenti. Ma i dubbi e le perplessita' all'interno del Pdl, e
la contrarieta' dei gruppi di opposizioni su alcune norme, hanno
indotto la maggioranza a optare per "per ulteriori miglioramenti
al testo". A chiedere il rinvio nelle commissioni congiunte
Affari costituzionali e Affari sociali, e' stato il presidente
della prima commissione, Donato Bruno, che ha spiegato: "Il ddl
e' condiviso da tutti, io ho contattato tutti gruppi e,
all'unanimita', si sono detti favorevoli alla proposta per un
ulteriore riflessione". E aggiunge che anche il ministro Meloni
"si e' detta disponibile ad approfondimenti". Il presidente della
commissione Affari costituzionali spiega che le relatrici e lo
stesso ministro avevano gia' accolto delle modifiche al testo,
"ma che uno sforzo in piu' puo' essere ancora fatto".
Ieri una fronda di deputati Pdl, non solo 'finiani', capitanati
da Alessandra Mussolini, ha contestato l'utilizzo di un Fondo di
Palazzo Chigi per finanziare le attivita' delle comunita' di
under 30 che sarebbero state iscritte in un registro presso il
ministero della Gioventu'. Antonio Martino aveva addirittura
accusato il governo di "buttare via i soldi in un momento di
crisi economica". Mussolini ha sostenuto che i soldi "devono
andare prima ai minori e non alle associazioni di 'bamboccioni' e
di 'gruppettari'". Viste le resistenze interne al centrodestra,
le due commissioni di merito hanno riunito il Comitato dei 18 (9
+ 9), e in quella sede e' stata maturata la necessita' di
approfondimenti. A chiedere il ritorno in commissione, gia' ieri,
erano stati Pd e Idv. Paola Binetti, a nome dell'Udc, osserva che
sono emerse "all'interno del Pdl fratture e linee di tensione
molto forti, speriamo che il rinvio in commissione- sottolinea-
non sia una sorta di requiem per il ddl, perche' sarebbe una
ferita molto grave inferta a tutto il mondo dei giovani che sul
ddl hanno nutrito speranza concreta".
Il rinvio e' stato deciso, dopo la rissa scoppiata in aula tra
Francesco Barbato (Idv) e i deputati del Pdl. L'esponente
dipietrista ha attaccato verbalmente Meloni. La presidente di
turno Rosy Bindi, dopo aver sospeso i lavori, alla ripresa ha
detto: "Il provvedimento si intende rinviato in commissione".
MELONI FURIOSA: "CADUTA DI STILE PDL" - Una Giorgia Meloni
furiosa nell'aula della Camera per le critiche, piovute dal suo
stesso partito, contro il ddl sulle comunita' giovanili. Dopo la
decisione di rinviare il provvedimento in commissione "per
approfondimenti", il ministro alla Gioventu' prende la parola
nell'aula della Camera e, tra le righe, attacca soprattutto
Alessandra Mussolini e Antonio Martino. Dai due deputati del Pdl
sono arrivate infatti le parole piu' feroci contro la legge che
prevede che i finanziamenti alle associazioni di under 30
arrivino da un Fondo di Palazzo Chigi istituito nel 2006 per
altre finalita'.
"Ho visto un'assenza di stile in alcune argomentazioni con cui e'
stato contestato il ddl- osserva Meloni- ho sentito dire 'piatto
ricco mi ci ficco', ma non e' tollerabile che arrivi una critica
simile. Qui nessuno si ficca in nessun piatto: non permetto a
nessuno di mettere in discussione la mia storia politica,
l'obiettivo e' solo quello di dare un aiuto concreto a giovani
che cercano di organizzarsi per il bene loro e della loro
generazione mentre le istituzioni se ne fregano. I politici si
ricordano dei giovani solo in campagna elettorale".
Meloni si dice disponibile "ad approfondimenti" e sottolinea che
"gia' in Comitato dei nove si era venuti incontro alle diverse
perplessita' espresse anche in aula per arrivare a un testo
condiviso e compreso. Abbiamo cercato di far capire a tutti la
ratio della legge- continua- e avrei voluto che chi si e'
espresso con tanta veemenza in aula avesse avuto la stessa
determinazione non dico per migliorare il testo ma almeno per
leggerlo".
Meloni si accalora: "Non e' facile essere ministro della
Gioventu' in quest'epoca politica quando non si ha un portafoglio
e quando si ha di fronte una generazione che per la prima volta
sa di avere una prospettiva di vita che sara' peggiore di quella
dei padri. Non e' facile dare una speranza a una generazione che
si vede abbandonata, non compresa, dalla classe politica. Ed e'
difficile sentire dire da qualcuno che la politiche per i giovani
sono 'il barile del porco salato'" (il riferimento e' a quando
detto da Antonio Martino).
A Mussolini che ha definito le associazioni di under 30
'bamboccioni-gruppettari', Meloni replica: "Mi sembra una lettura
ingenerosa". Quanto al contenuto della legge aggiunge: "Mi sembra
che qualcuno non giudichi tanto il merito, ma il fatto che si
diano dei soldi alle comunita' giovanili in un momento in cui ci
sono priorita'. Ebbene, con i 12 milioni messi a disposizioni non
si risolvono quelle altre priorita', non si risolve il problema
dei militari (altro riferimento a Martino, ndr.). Quei
finanziamenti- conclude il ministro della Gioventu' nell'aula
della Camera- servono a fare prevenzione rispetto al disagio sul
quale tutti si interrogano senza poi fare niente".
MUSSOLINI: "IO MINACCIATA DA FEDELISSIMI MELONI" - Nella bagarre
scoppiata alla Camera sul ddl Meloni, 'vittima' delle reazioni di
alcuni deputati del Pdl non e' solo il dipietrista Francesco
Barbato, ma anche Alessandra Mussolini. E' lei stessa a
raccontare che, dopo il rinvio in commissione del provvedimento
del ministro della Gioventu', "i deputati del Pdl, Marsilio e
Rampelli, due che fanno capo a Meloni, mi sono venuti incontro in
aula e mi hanno detto di 'stare attenta'. Mi hanno insultato e
minacciata. Hanno detto che la colpa del rinvio e' mia e di
Barbato che poveraccio e' finito in ospedale solo perche' ha
detto la verita'". Una verita', aggiunge, "che io stessa ho
sostenuto sia in aula sia in commissione, perche' mancano i fondi
per i minori mentre si danno finanziamenti ai finti-giovani di 30
anni. Cosi' si buttano via milioni quando ne basterebbero molto
meno".
Mussolini si chiede perche' Marsilio e Rampelli abbiano avuto
quella reazioni contro di lei. "Forse- riflette- perche' hanno la
coda di paglia? Se cosi' non fosse non avrebbero reagito a quel
modo. La realta' e' che regaliamo milioni di euro alla Meloni che
guida un ministero senza portafoglio e non si sa per quale
motivo".
La deputata Pdl spiega infine di "aver raccontato tutto a
Gianfranco Fini" e di aspettarsi che "si prendano delle misure
anche nei confronti di chi l'ha minacciata".
(Wel/ Dire)