(DIRE - Notiziario Minori) Napoli, 8 lug. - Non piace alle
associazioni che si battono affinche' "nessun bambino varchi piu'
la soglia di un carcere" il progetto di legge in discussione in
queste settimane in Parlamento. "Se il testo di legge che
aspettiamo da tanti anni dovesse essere quello presentato in
Commissione giustizia della Camera dall'onorevole Samperi del Pd,
e' meglio lasciare tutto come sta", commenta Lillo Di Mauro,
presidente della Consulta permanente per i problemi penitenziari
del comune di Roma. Di Mauro e' stato ascoltato negli scorsi
giorni in Commissione giustizia in rappresentanza dei promotori
delle varie campagne contro la permanenza in carcere dei bambini
a proposito del testo unificato su "disposizioni a tutela del
rapporto tra detenute madri e figli minori": un progetto di legge
che unifica e rielabora le tre proposte giacenti in Parlamento a
firma Ferranti, Bruggher e Bernardini. "Il testo unificato prende
il peggio di ogni proposta di legge - prosegue il presidente
della Consulta penitenziaria -. Ne viene fuori un pasticcio".
Da quasi 15 anni la Consulta penitenziaria del comune di Roma,
l'associazione "A Roma insieme" e la Comunita' di Sant'Egidio, in
collaborazione con numerose organizzazioni del volontariato e del
privato sociale, stanno portando avanti una battaglia per evitare
qualsiasi forma di permanenza in carcere dei bambini da zero a
tre anni, figli di madri detenute. Al fine di evitare il dramma
delle separazioni tra mamme e figli, l'attuale normativa prevede
infatti che le madri in attesa di giudizio o in esecuzione di
pena possano portare con se' i propri piccoli, con l'aberrante
conseguenza di un'infanzia e una crescita dietro le sbarre.
Attualmente i bambini in carcere sono 56, "ma non ce ne
dovrebbe essere neppure uno", commenta Di Mauro. "In piu'
occasioni - aggiunge - negli scorsi anni le associazioni hanno
presentato ai parlamentari una proposta di legge accompagnata da
una petizione popolare che ha raccolto 8 mila firme".
Ma in cosa il testo presentato in Commissione Giustizia diverge
dalla proposta delle associazioni? "La nostra proposta - spiega
il presidente della Consulta - prevede case di accoglienza
protette (Icam) esclusivamente per donne che hanno compiuto reati
molto gravi, quali mafia, terrorismo e infanticidio, e detenzione
domiciliare e case famiglia gestite da enti locali per tutti gli
altri casi. La proposta Samperi, invece, parla di carcere per le
madri accusate di reati molto gravi e di case famiglia protette
Icam per tutte le altre". "Ma bisogna precisare - sottolinea Di
Mauro - che le case famiglia protette sono gestite dai direttori
degli istituti penitenziari, prevedono la presenza degli agenti
di polizia penitenziaria anche se in abiti civili e sono
sottoposte alle stesse regole del resto dell'istituto. Insomma,
sono carcere a tutti gli effetti".
"Per non dare un dispiacere alla Lega - continua - dalla
proposta unificata e' stata poi stralciata la parte che
riguardava le detenute madri straniere e prevedeva la non
automaticita' dell'espulsione". Cosa, quest'ultima, che per il
presidente della Consulta eviterebbe ai bambini "di subire un
ulteriore trauma", Sarebbe stata stralciata, inoltre, anche la
norma che rivedeva la cosiddetta legge ex Cirielli sulla
recidiva, definita "uno dei motivi ostativi per accedere alle
misure alternative". Per questa ragione - precisa - "i bambini ci
saranno sempre in carcere" dal momento che "il 90% delle madri
detenute sono rom e straniere che compiono recidive".
Un ulteriore punto di divergenza tra la proposta delle
associazioni e il testo unificato attualmente all'esame del
Parlamento riguarda il ricovero dei minori. "Secondo le
organizzazioni - chiarisce Di Mauro - il permesso alla madre per
accompagnare o fare visita al figlio in ospedale dovrebbe essere
concesso direttamente dal direttore della casa protetta. Al
contrario, il testo unificato prevede che ad accordare il
permesso sia l'autorita' locale di pubblica sicurezza. Cio' vuol
dire - sottolinea il presidente della Consulta penitenziaria -
che il direttore della casa protetta deve informare la Prefettura
e il Tribunale di sorveglianza per le opportune verifiche. E i
tempi sarebbero tutt'altro che brevi, con buona pace del
superiore interesse minore". Ultima questione, quella relativa
alle risorse: "Il testo unificato non prevede alcuno stanziamento
di spesa" - commenta il presidente della Consulta -. Quindi la
legge non potrebbe comunque essere applicata. Meglio cosi' -
conclude - sarebbero tutti soldi sprecati".
(Wel/ Dire)