(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 24 giu. - Adeguare le rette che
vengono date dall'amministrazione capitolina alle associazioni
che assistono i disabili gravi e i minori soli che vivono nelle
case famiglia, perche' non sono sufficienti a coprire neanche la
meta' dei costi e sono ferme da anni. E' la richiesta fatta oggi
in conferenza stampa da Roma citta' reciproca, Unione delle
comunita' di tipo familiare per minori del Lazio e Casa al
plurale, tre realta' che rappresentano circa un centinaio di
mondi del volontariato che da anni si occupano del disagio nella
capitale. "Il mancato adeguamento dei finanziamenti comunali e
regionali agli aumenti derivanti dai contratti di categoria (piu'
10% quest'anno) e dalle rivalutazioni Istat finiranno per portare
alla chiusura di molte strutture", dicono le tre realta'. Ma
cosi' "gli oltre 300 disabili gravi ospiti delle case famiglia,
gli altrettanti in lista d'attesa, e gli oltre 500 bambini e
adolescenti che vivono in struttura rischiano di perdere sia un
tetto sia l'assistenza che ricevono".
Allo stato attuale, la retta che viene versata
dall'amministrazione capitolina alle associazioni per
l'assistenza alle persone disabili nelle case famiglia e' di 97
euro al giorno a testa (127 per i casi piu' gravi). E le quote
sono ferme al 1995, tranne che per le ultime rivalutazioni Istat
del 2007. "Sarebbero invece necessari - spiegano - 206 euro al
giorno per i casi piu' semplici e 272 euro per quelli piu'
complessi". Due cifre che rappresentano quanto costa realmente
mantenere una persona disabile in struttura tra assistenti 24 ore
su 24 ed educatori (le voci che incidono di piu'), vitto e
alloggio, utenze e affitto, spese di manutenzione e costi di
amministrazione. La retta erogata invece dal comune di Roma per i
bambini e gli adolescenti "e' ferma al 1998, tranne che per gli
ultimi adeguamenti Istat, ed e' di 69,75 euro giornalieri
ciascuno, mentre nelle grandi citta' la media nazionale si
attesta sui 100 euro circa - spiega Gianni Fulvi, presidente
dell'Unione delle comunita' di tipo familiare del Lazio -.
Inoltre, per far funzionare le strutture d'accoglienza in base ai
nuovi criteri previsti dalla legge regionale n. 41 del 2003
servirebbero circa 130 euro al giorno. Ma investire sui bambini
soli significa prevenire il disagio di domani: se vogliamo
ragionare in termini economici, un ragazzino in comunita' costa
100 euro al giorno mentre in un carcere minorile ne costa 600".
Per reperire fondi, Casa al plurale ha lanciato allora una
proposta scritta al sindaco Gianni Alemanno: bloccare il cantiere
della "Nuvola", il nuovo centro congressi che sara' pronto nel
2012, e destinare le risorse investite dal comune di Roma per
quella costruzione alle case famiglia della citta'. "E' una
questione di priorita' nelle scelte: prima dovrebbero venire le
persone piu' deboli e poi le grandi opere", dice Luigi Vittorio
Berliri, vicepresidente di Casa al plurale. "E' arrivato il
momento di riflettere sul welfare, perche' sta implodendo e va
dunque rinnovato - commenta don Vinicio Albanesi, rappresentante
di Roma citta' reciproca -. Come si fa a dare risposte ai
problemi se un minore straniero non accompagnato diventa
clandestino quando compie 18 anni" e non riesce quindi a prendere
nemmeno la maturita'? "E come si fa a imbastire un progetto di
assitenza se viene finanziato solo per 8 mesi e a un prezzo di
4,50 euro l'ora? Occorre ricominciare da capo".
(Wel/ Dire)