IL RISULTATO DELLA RICERCA DELL'UNIVERSITA' DI PIACENZA.
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 24 giu. - Il latte delle mamme
milanesi risulta leggermente piu' "contaminato" di quello delle
napoletane. Ma non e' un problema geografico ne' ambientale.
Piuttosto e' una questione anagrafica. Nel capoluogo lombardo,
infatti, l'eta' media del primo figlio e' tra 30 e 40 anni,
mentre nel napoletano e' inferiore ai 30. Un dato che determina
una maggiore o minore esposizione a agenti contaminanti
ambientali che entrano nel corpo umano, soprattutto attraverso il
cibo (95%) e la respirazione, bio-accumulandosi nell'organismo. È
quanto risulta da uno studio della facolta' di Agraria della sede
di Piacenza dell'Universita' Cattolica, che ha monitorato il
latte materno delle neomamme di Milano, Piacenza e Giugliano,
alle porte di Napoli, nel periodo 2008-2009 per analizzarne il
livello di contaminazione.
La ricerca, frutto di una tesi di dottorato, e' stata realizzata
grazie al sostegno dell'Istituto Mario Negri di Milano e
dell'ambulatorio Piccolo Daino di Piacenza, su un campione di 63
mamme, di cui 23 piacentine, 20 milanesi e 20 napoletane (queste
ultime presumibilmente esposte ai fumi degli incendi illegali di
immondizia urbana).
I risultati sono incoraggianti rispetto al passato: un livello
piu' basso di diossine (dagli anni '90 a oggi ha registrato un
calo del 60%, con punte del 90% se si guarda agli anni '80). Ma
anche una minore presenza di Pcb, agenti tossici e contaminanti,
che, nello stesso arco di tempo, e' scesa del 20%. "Un dato che
pone i livelli di contaminazione italiani tra i piu' bassi in
Europa - spiegano i ricercatori piacentini - E che non deve
allarmare: le diossine presenti nel latte materno sono
naturalizzate nel corpo umano. Basti pensare che le misure
ottenute analiticamente sono molto piu' piccole di una mezza
goccia di acqua in una piscina olimpionica e sono molto inferiori
ai limiti stabiliti dalla legge per i prodotti alimentari."
(Wel/ Dire)