SFRUTTAMENTO DEL LAVORO, 'NON CI SONO DATI PRECISI'
PER L'ISTAT IN ITALIA SONO 144MILA, PER L'IRES SAREBBERO 400MILA.
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 10 giu. - Il problema dello
sfruttamento lavorativo dei bambini non e' poi cosi' lontano
dall'Italia, ma ad oggi e' ancora difficile dare una stima
precisa del fenomeno. È quanto e' emerso durante la conferenza
stampa organizzata dal Cesvi e tenutasi questo pomeriggio presso
il ministero degli Affari esteri per rilanciare l'azione contro
lo sfruttamento del lavoro minorile nel mondo, in vista della
giornata mondiale del 12 giugno. Secondo il Cesvi, infatti, il
fenomeno, anche se con numeri diversi, e' presente nei paesi
industrializzati, dove la percentuale dei bambini che lavorano
raggiunge l'1%. In Italia, secondo i dati Istat, lavorano 144mila
bambini tra i 7 e i 14 anni. Di questi, 31.500 sono i casi di
vero e proprio sfruttamento. Per l'istituto di ricerca Ires della
Cgil, invece, il fenomeno e' piu' esteso: sarebbero circa
400mila, stima confermata anche da un'indagine realizzata
dall'Istituto nazionale consulenti del lavoro nel 2007 e dal
rapporto pubblicato da Telefono Azzurro Eurispes anch'esso del
2007.
Dati molto diversi tra loro per la mancanza di risorse e
politiche attente al fenomeno. "In Italia manca un coordinamento
tra Regioni e ministeri nel realizzare un piano di azione che
riguardi i bambini e gli adolescenti, e manca dal 2004 - ha
affermato Roberto Salvan direttore generale di Unicef Italia -.
Come si fa a dare dati precisi e attendibili se manca una
politica complessiva sui diritti dei bambini e degli adolescenti
e quindi mancano anche i numeri". Un fenomeno che crea, quindi
bambini invisibili, come ha aggiunto Salvan citando i dati Istat
riguardo i bambini in eta' scolare che non vanno a scuola, circa
2 milioni. "A Scampia, a Palermo o in certe situazioni dove il
problema della violenza, della prostituzione, dei bambini rom,
degli immigrati - ha aggiunto Salvan -. Sono tutti fenomeni che
abbiamo segnalato piu' di una volta nei nostri rapporti, ma non
abbiamo gli strumenti per fare un'indagine statistica e
presentare i dati al governo. Segnaliamo casi e fenomeni e ci
aspettiamo dall'osservatorio che ha sede al ministero delle
Politiche sociali che si possa costruire un piano d'azione, avere
dati piu' corretti e risorse per cercare di limitare al massimo
questo fenomeno".
(Wel/ Dire)
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