TETTO STRANIERI, PER DOCENTI DIFFICILE DA APPLICARE
"INTEGRAZIONE DIPENDE DA APERTURA FAMIGLIE, NON DA NUMERO BIMBI".
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 27 gen. - Le scuole materne
della Capitale si adeguano alla circolare comunale dell'assessore
Marsilio: non piu' di 5 bimbi stranieri per classe (sia nati in
Italia, che fuori). Un limite imposto gia' in un regolamento
della scuola dell'infanzia del 1996, che l'assessore vuole
applicare per regolarizzare le nuove iscrizioni, previste entro
il 12 febbraio.
Restrizione spesso difficilmente applicabile, e che puo'
essere trascurata "se ci sono progetti che facilitino
l'integrazione", spiegano dalle scuole materne Deledda e Toti
(dove in una classe si superano gia' i 5 studenti), grazie alla
presenza dei mediatori culturali messi a disposizione dal
Dipartimento IX.
Il limite e' invece gia' stato rispettato, senza difficolta',
in alcune zone della Capitale: alla scuola Giovanni XXIII la
percentuale di bimbi stranieri e' bassissima: circa 5 su un
totale di 180. Stessa situazione a Colli d'Oro, periferia Nord di
Roma, dove in qualche sezione si contano al massimo 4 bimbi
stranieri: "e' una zona troppo dislocata per loro", spiega la
responsabile. Alla Giulio Cesare, zona Prenestina, su 41 nuovi
iscritti, finora se ne contano 8 stranieri, tutti nati in Italia.
"Abbiamo sempre rispettato il limite previsto dal Comune-
spiegano alla scuola- per favorire l'integrazione. È fondamentale
che i bimbi stranieri siano a contatto con gli italiani". Ma ci
sono casi in cui il tetto e' difficilmente applicabile, come in
una piccola scuola sulla Cassia, che conta 77 iscritti
complessivi, di cui il 70% stranieri, e con singole classi che
superano i 15 alunni immigrati. O come alla scuola materna
Deledda, a Tor Pignattara, zona con un alto numero di immigrati.
Un provvedimento "utile ma non applicabile, soprattutto in
realta' come il sesto municipio", spiega Alessandra Ziaco, che
insegna alla Grazia Deledda e l'anno scorso seguiva una classe di
22 bambini, di cui 11 stranieri. "E poi i bambini dove vanno?
Bisognerebbe creare altre scuole. Il problema dell'integrazione
non e' tanto nel numero, ma nel contesto culturale, che a volte
e' piu' chiuso. Come nel caso delle famiglie cinesi o del
Bangladesh, dove le madri non lavorano e non comunicano. Mentre i
bimbi albanesi e romeni sono molto piu' integrati e piu' vicini
agli stili di vita europei".
Senza dimenticare che la maggior parte dei bimbi stranieri e'
nata nel nostro Paese: "Parlano l'italiano perfettamente", spiega
Maria Cernuto, maestra alla scuola Leonardo Angelini, "non
dovrebbero essere considerati stranieri. E anche per quelli nati
fuori dall'Italia non c'e' mai stato alcun problema: nel giro di
due mesi comprendono gia' tante parole. E poi sono sempre
riuscita a farmi capire anche dai genitori, attraverso gesti o
messaggi scritti. Cio' che conta e' l'approccio: anche il bimbo
immigrato e' uguale agli altri".
(Wel/ Dire)
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