I DATI DELL'AMI. CASTELBIANCO: 'VITA PASSATA SVELA CIÒ CHE SARÀ'.
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 25 gen. - Violenze e abusi tra
le mura domestiche si dimostrano, purtroppo, eventi sempre piu'
frequenti e destinati a segnare la vita e i rapporti futuri della
vittima. Secondo i dati divulgati dall'Associazione
matrimonialisti italiani (Ami) sono maggiormente esposte al
rischio di subire violenze le donne che hanno un partner che
aveva un padre che picchiava la propria madre (30%) o che a sua
volta e' stato maltrattato dai genitori. La quota di violenti con
la propria partner e' pari al 30% fra coloro che hanno assistito
a violenze nella propria famiglia di origine, al 34,8% fra coloro
che l'hanno subita dal padre, al 42,4% tra chi l'ha subita dalla
madre e al 6% tra coloro che non hanno subito o assistito a
violenze nella famiglia d'origine. "Il modello della famiglia di
origine- spiega Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta
dell'eta' evolutiva e direttore dell'Istituto di Ortofonologia a
Roma- e' un modello predittivo di quello che avviene nella vita
matrimoniale del soggetto che commette violenza. La vita passata
del partner puo' svelare come si svolgera' la sua vita
all'interno della famiglia che costruira'".
Per quello che riguarda, invece, i casi di stupro da parte del
partner, questi sono responsabili della quota piu' elevata di
tutte le forme di violenza fisica ed in misura maggiore anche di
alcuni tipi di violenza sessuale come stupro e rapporti sessuali
non desiderati (ma subiti per paura delle conseguenze). In media,
il 69,7% degli stupri e' opera di partner, il 17,4% di un
conoscente, il 6,2% e' opera di estranei. Il rischio di subire
stupri o tentativi di stupro e' tanto piu' elevato quanto piu' e'
stretta la relazione tra autore e vittima. Gli sconosciuti
commettono soprattutto molestie fisiche sessuali, seguiti da
conoscenti, colleghi ed amici. Gli sconosciuti -sono sempre i
datti diffusi dall'Ami- commettono stupri solo nello 0,9% dei
casi e tentati stupri nel 3,6% contro, rispettivamente l'11,4% e
il 9,1% dei partner. Seppure il 21,3% delle donne ha avuto la
sensazione che la sua vita fosse in pericolo in occasione della
violenza subita, solo il 18,2% delle donne considera la violenza
subita in famiglia un reato, per il 44% e' stato 'qualcosa di
sbagliato' e per il 36% solo 'qualcosa che e' accaduto'. Anche
nel caso di stupro o tentato stupro, solo il 26,5% delle donne lo
ha considerato un reato.
Ma come si giustifica la reticenza delle donne nel denunciare
lo stupro da parte del proprio partner? "In questi casi- spiega
Bianchi di Castelbianco- le donne non riconoscono come stupro il
rapporto sessuale violento con il marito perche' rappresenta una
sorta di assecondamento dei desideri sessuali della persona con
la quale si divide il letto, e quindi la vita. E' come se tutto
questo facesse parte dell'ambito matrimoniale". Ma la chiave di
cio' che accade, pero', "sta proprio nella ripetizione del
modello applicato all'interno della famiglia di origine. In ogni
caso- conclude Bianchi di Castelbianco- il dato da considerare e'
quel 6% che commette violenze senza aver avuti precedenti da
emulare in famiglia".
E proprio per sensibilizzare l'opinione pubblica e le
istituzioni sul grave fenomeno della violenza intrafamiliare,
l'Associazione matrimonialisti italiani ha indetto, in
collaborazione con la Fondazione Barbareschi, le "Giornate
nazionali di prevenzione violenza intrafamiliare e sui minori",
nell'ambito del Congresso nazionale Ami, che si terranno il 29 e
30 gennaio 2010 al teatro Sala Umberto a Roma.
(Wel/ Dire)