MIGRANTI RISPEDITI IN LIBIA: IL RACCONTO DI D., 16 ANNI
SAVE THE CHILDREN: "ITALIA CESSI RIMPATRI, VERIFICHE SU MINORI".
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 19 gen. - Tra il 5 maggio e il 7
settembre 2009 sono stati 1.005 i migranti ricondotti in Libia
nell'ambito di 8 operazioni effettuate dall'Italia (in
particolare, 883 persone attraverso l'attivita' congiunta
libico-italiana e 172 prese e riportate in Libia dalle autorita'
libiche). Un numero non quantificabile di migranti respinti e'
costituito da bambini, come attestato anche da fonti Onu, e sulla
base del monitoraggio dei flussi migratori arrivati via mare
attraverso la frontiera Sud nei mesi e anni scorsi, nell'ambito
dei quali la presenza di minori e' costante. Dati ricordati da
Save the Children, l'associazione impegnata per la tutela dei
diritti dei minori ascoltata oggi dal Comitato parlamentare di
controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, cui ha
ribadito la richiesta "che l'Italia non ripeta piu' azioni di
rinvio verso la Libia dei migranti rintracciati in acque
internazionali e che venga istituito - all'interno dell'accordo
Italia-Libia - un sistema di monitoraggio indipendente sulla
conformita' delle condizioni e delle procedure di accoglienza dei
migranti e in particolare dei minori".
Save the Children sottolinea come tali operazioni di rinvii
"si svolgano - come dichiarato dallo stesso Governo - senza
procedere ad alcun tipo di valutazione sullo status delle persone
che si trovano a bordo delle imbarcazioni, con la conseguente
possibilita', confermata dai fatti, che vengano rinviati in Libia
anche bambini e adolescenti".
Secondo l'organizzazione internazionale i rinvii costituiscono
"una grave violazione dei diritti umani fondamentali dei
migranti, e dei minori in particolare, e contravvengano quanto
previsto dalla normativa nazionale, comunitaria ed internazionale
in materia di contrasto all'immigrazione clandestina, divieto di
refoulement, tutela delle categorie vulnerabili e obbligo di
identificazione". Inoltre, "la Libia e' un Paese che non
garantisce in alcun modo la protezione dei migranti sul suo
territorio, anche in considerazione del fatto che non ha mai
firmato la Convenzione di Ginevra".
In particolare, a proposito delle condizioni in cui vengono
trattati i minori migranti transitanti in Libia, Save the
Children esprime "una forte preoccupazione per le informazioni
acquisite dagli operatori della Ong in Sicilia durante colloqui
informali di gruppo con i minori".
Quanto alle condizioni dei migranti in Libia, Save the
Children ricorda come e' ancora molto alto il flusso di migranti
che entrano nel Paese nord-africano, sperando poi di partire alla
volta o dell'Italia o di altri Paesi. La gran parte di queste
persone giunge con trafficanti che le tengono ammassate in
edifici dispersi per le campagne libiche, in attesa di
organizzare un viaggio che si fa sempre meno sicuro e piu'
difficile. La permanenza puo' durare mesi e mesi, in condizioni
di sovraffollamento e alla merce' dei trafficanti dai quali si
dipende in tutto. Talvolta queste persone possono essere scoperte
e arrestate dalla polizia libica e finire quindi o in prigione o
espulsi dal paese, rischiando di morire nella traversata del
deserto.
LA DURA TESTIMONIANZA DI D., ERITREO, 16 ANNI. D., ragazzo
eritreo di 16 anni, racconta di essere arrivato piu' di un anno
fa in Libia con la zia. E' rimasto per piu' di sei mesi chiuso in
una case isolata, nelle campagne libiche, sotto il controllo di
trafficanti, allontanandosene poco o niente, ma riuscendo ad
ottenere in una di queste saltuarie uscite una certificazione
dell'ACNUR locale che lo dichiarava rifugiato. Tale
certificazione, sottolinea sempre Save the Children, non gli e'
servita quando e' stato fermato dalla polizia libica, che gli ha
strappato il tesserino e lo ha condotto nella prigione di
Mistratah dove per un mese e' stato chiuso in uno stanzone
insieme a moltissime altre persone, sia maggiorenni che
minorenni, dove le percosse erano all'ordine del giorno e
riceveva un pezzo di pane e un formaggino al mattino e della
verdura bollita la sera. Poiche' sono poche ormai le persone che
possono permettersi di corrompere i poliziotti per uscire, D.
racconta di persone detenute in quel carcere da due-tre anni,
senza piu' speranze e tanto provate da non avere piu' la volonta'
di uscirne. Dopo un mese di detenzione il ragazzo e' riuscito a
scappare, approfittando assieme a molti altri di un cancello
momentaneamente lasciato aperto. Tra i molti che con lui hanno
tentato l'azzardo e sono stati ricatturati, D. non c'era. Senza
potersi chiedere cosa fosse stato nel frattempo della zia, ha
trovato un barcone che partiva dopo pochissimi giorni, uno di
quelli riusciti ad abbandonare le coste libiche e ad approdare su
quelle italiane. E' arrivato a Novembre a Pozzallo dove e' stato
preso in carico da Save the Children, adesso e' ospite in una
comunita' SPRAR (per richiedenti asilo) della Sicilia.
(Wel/ Dire)
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