DIRETTORE UMBERTO I DI ROMA: "TEMONO DI PERDERE IL LAVORO".
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 18 gen. - "Lo scarso accesso ai
servizi da parte delle immigrate dipende non solo da fattori
culturali, ma anche da una certa diffidenza, soprattutto da parte
delle donne che si trovano in una condizione di irregolarita'
giuridica. Non si recano in ospedale, perche' temono di essere
denunciate e di perdere il lavoro". Lo dichiara Mario De Curtis,
direttore dell'unita' di Neonatologia e di terapia intensiva
neonatale (T.i.n) del policlinico Umberto I di Roma, che venerdi'
mattina a Roma ha organizzato il primo meeting "Sapienza in
pediatria". "La legge prevede l'assistenza anche nelle situazioni
di irregolarita'. La donna, inoltre, non puo' essere espulsa fino
a che il bambino non abbia compiuto sei mesi- continua- Ma le
ultime novita' introdotte dal pacchetto sicurezza fanno si' che
le persone hanno sempre piu' timore".
Durante l'incontro sono stati diffusi anche i dati di una
ricerca condotta sugli oltre sedicimila bambini nati negli ultimi
dieci anni al Policlinico Umberto I. Il 22% di queste nascite ha
riguardato figli di donne straniere. Le gravidanze delle
immigrate sono inoltre piu' a rischio rispetto a quelle delle
italiane, per la scarsita' delle condizioni igienico-abitative ma
anche per il mancato accesso ai servizi.
"Si potrebbe favorire il miglioramento della salute
materno-infantile della popolazione immigrata con norme
legislative ad hoc che facilitino anche l'accesso ai servizi e
alle cure prenatali- continua De Curtis-. I rischi di nascite
pretermine e di mortalita' sono, infatti, ridotti nei paesi con
una forte politica di integrazione".
Nel corso della giornata e' stata presentata anche la
testimonianza di Sandra Omiragua, ragazza di origini nigeriane,
che il 26 settembre scorso ha dato alla luce prematuramente
David. "Quando ho saputo di essere incinta mi sono rivolta a un
consultorio e andavo li' a farmi controllare mensilmente -
racconta Sandra, che vive da 14 anni a Roma e lavora come donna
delle pulizie in un albergo della capitale -. Poi ho iniziato ad
avere dolori addominali e perdite di sangue. Un giorno mi trovavo
al pronto soccorso con un'amica e ho deciso di farmi controllare.
I medici hanno capito che la mia situazione era grave, ma io non
volevo assolutamente ricoverarmi. Poi mio marito mi ha convinto,
dicendomi che poteva essere pericoloso per il bambino". Nato di
soli sei mesi, il bambino che pesava appena 1.100 grammi, ha
avuto gravi problemi respiratori, ma ora sta bene e pesa 3 chili
e quaranta.
(Wel/ Dire)