TETTO ALUNNI STRANIERI, MAMME RICORRONO IN TRIBUNALE
A MILANO. "DISCRIMINATORIO, MODALITÀ DI ISCRIZIONE DIVERSE".
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 24 feb. - Il tetto del 30% alla
presenza di stranieri nelle aule e' "discriminatorio" perche'
introduce modalita' diverse di iscrizione in base alla
cittadinanza. Per questo due mamme, una romena e una egiziana,
con il supporto all'Associazione studi giuridici
sull'immigrazione e dell'associazione Avvocati per niente, due
giorni fa hanno presentato ricorso al tribunale ordinario di
Milano contro il ministero della Pubblica istruzione e l'Ufficio
scolastico regionale della Lombardia contestando la circolare che
ha introdotto quel limite, la numero 2 dell'8 gennaio 2010.
"Abbiamo fatto ricorso- spiega all'agenzia Dire il legale
Alberto Guariso, di Avvocati per niente- in base all'articolo 44
del Testo unico sull'immigrazione che consente l'azione civile
contro la discriminazione". Il motivo e' presto detto: "In un
punto della circolare- sottolinea l'avvocato- si specifica che
l'autorizzazione a superare il tetto deve essere richiesta dalla
scuola all'amministrazione scolastica che puo' concederla o meno.
E che cosa accade se una scuola non riceve la deroga? Il pericolo
e' che ci possa essere una discriminazione nei confronti degli
alunni stranieri. Vogliamo qualcuno, che sia il giudice o il
ministero, che chiarisca che quella circolare costituisce un
orientamento per l'amministrazione. Non puo' esistere un tetto
perche' e' discriminatorio".
"Va bene- continua l'avvocato- creare un meccanismo
distributivo degli alunni, supportato magari da incentivi
economici per far apprendere la lingua. Ma non si puo' creare un
sistema che prevede la possibile esclusione di un alunno. In una
scuola di Milano stavano gia' per lasciar fuori un alunno
straniero. Alla fine, dopo alcune proteste, lo hanno preso in
deroga". Il tetto, dunque, "e' discriminatorio perche' introduce
modalita' diverse di iscrizione tra alunni in ragione della
cittadinanza e viola il testo unico sull'immigrazione".
(Wel/ Dire)
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