LA VOGLIA DI UN BIMBO DI INTEGRARSI E I CONTINUI SGOMBERI
MILANO - Silvia Borsani, maestra della scuola elementare di via
Guicciardi, nel quartiere della Bovisa a Milano, racconta la
vicenda del piccolo Romeo, piu' volte vittima di sgomberi negli
ultimi mesi. Pubblichiamo integralmente la lettera che ha mandato
all'agenzia Redattore Sociale (www.redattoresociale.it), nella
quale parla della minaccia dell'ennesimo sgombero in cui avrebbe
potuto essere coinvolto il suo alunno, avvenuto proprio questa
mattina in via Bovisasca.
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"Sono un'insegnante di scuola elementare, lavoro nel quartiere
Bovisa, nella prima periferia milanese. Il quartiere e' vivace e
multietnico e la mia classe, una prima, ne rispecchia le
caratteristiche. A gennaio si e' aggiunto a noi un nuovo bambino,
Romeo. Romeo e' un bambino rom, nei suoi sei anni di vita ha
vissuto varie volte l'esperienza dello sgombero. È giunto nella
nostra scuola dopo essere stato allontanato dal Rubattino ed aver
interrotto la sua frequenza scolastica alle elementari di via
Feltre. Avvisata del suo arrivo ho contattato la sua maestra, che
conosco personalmente per aver lavorato tre anni in quella
scuola. Ho recuperato i suoi libri e i suoi quaderni e glieli ho
fatti trovare sul banco quando e' arrivato nella sua nuova
classe, in via Guicciardi. Per due settimane ha frequentato la
scuola, arrivando sempre puntuale e motivato. In pochi giorni ha
conquistato tutti noi con la sua allegria ed il suo affetto,
anche la famiglia e' sempre stata disponibile e rispettosa.
Un giovedi' mattina, appena entrata in aula, sono stata
letteralmente trascinata in corridoio da Romeo che, parecchio
preoccupato, continuava a ripetermi 'polizia, sgombero'. Speravo
che si trattasse di un fraintendimento e invece era tutto vero:
il lunedi' successivo lui, un'altra bambina che frequentava la
quarta e le loro famiglie sono stati sgomberati dal capannone in
cui vivevano. Ho avuto notizie di loro tramite gli operatori che
da anni li seguono: per qualche notte sono stati ospitati in un
centro di accoglienza, si e' parlato di un possibile rientro a
scuolaa' invece ho saputo che saranno a breve sgomberati dal
luogo in cui hanno trovato riparo, in fondo a via Bovisasca. E
tutto questo a distanza di poche settimane dal precedente
sgombero.
Non ho parole. Non posso continuare a sentir parlare di
'emergenza Rom' se non pensando che l'emergenza e' il degrado in
cui costringiamo a vivere queste famiglie. Per me la vera
emergenza ha il volto di un bambino di sei anni che - me l'hanno
raccontato pochi giorni fa - non vede l'ora di tornare a scuola e
non puo' farlo. È facile continuare a vendere la storiella dei
Rom che non rispettano le regole e non vogliono integrarsi,
limitandosi a ragionare per stereotipi. Nemmeno io mi sento
immune dai pregiudizi, ma posso semplicemente raccontare quello
che ho visto: una famiglia continuamente cacciata nonostante la
sua evidente volonta' di iniziare un percorso nuovo, un bambino a
cui sono negati dei diritti fondamentali (la casa, l'istruzione),
un percorso scolastico e affettivo continuamente interrotto. E
dietro la storia di una singola famiglia intravedo quella di
troppe altre, colpite da un accanimento che odora di
persecuzione. La roboante retorica securitaria potra' nascondere
ancora a lungo il totale fallimento di queste scelte politiche
nonche' l'immane spreco di denaro pubblico che ne deriva?
Possibile che le cifre spese per sgomberare in continuazione le
solite famiglie non possano essere investite per seri progetti di
integrazione sociale? Possibile che la volonta' di una famiglia
di mandare con costanza il proprio figlio a scuola sia un dato da
non prendere minimamente in considerazione in sede istituzionale?
Leggo sui giornali di volontari, insegnanti e famiglie che si
attivano per aiutare, protestare, informare: in citta' le voci di
dissenso si stanno allargando a macchia d'olio, ora e' il momento
che anche dal Comune di Milano arrivino segnali forti di un
cambiamento di rotta. Romeo, quaderni e pennarelli sono sotto il
tuo banco e la foto del tuo primo giorno nella nuova scuola e'
ancora sulla porta dell'aula. Ti aspettiamo, torna presto a
imparare, giocare, fare amicizia con i tuoi compagni. A sei anni
ci sono parole piu' belle da ripetere di 'sgombero'. Silvia
Borsani".
(Wel/ Dire)