(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 22 feb. - Nell'ambito della rubrica curata dall'Associazione nazionale presidi (Anp) per il notiziario 'Dire Minori', pubblichiamo l'articolo su "Per un curricolo continuo di scienze", a cura del dirigente scolastico Tiziano Neri, del 3^ Circolo didattico di Siena.
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Il contributo intende presentare un'esperienza di curricolo verticale di scienze realizzato nell'ambito della continuita' educativa tra la scuola dell'infanzia e la scuola primaria del 3^ circolo didattico di Siena.
IL CURRICOLO DI SCIENZE NELLA SCUOLA DELL'INFANZIA E NELLA SCUOLA PRIMARIA L'esigenza di scoprire il mondo, la curiosita' volta alla conoscenza utilizzando l'ambiente e' presente spontaneamente anche in bambini molto piccoli, ma l'ambiente in cui sono immersi e' ricchissimo di stimoli ed informazioni eccessivamente astratti e formalizzati, tali che gli alunni possono accedervi solo facendo ricorso al fantastico e comunque a livelli che richiedono minimi sforzi di concentrazione e di riflessione.
L'approccio scientifico alla conoscenza della realta' permette ai bambini di superare la superficialita' e l'inadeguatezza, affinando le competenze ed avvicinando sempre di piu' la formazione di schemi interpretativi al mondo reale che ci circonda.
In questo senso, rispetto alla progettazione curricolare, risultano essenziali la scelta dei contenuti e l'approccio metodologico che dovra' privilegiare l'interazione con le cose e l'osservazione diretta. In proposito le Indicazioni per il curricolo (2007) recitano: "Presupposto di un efficace insegnamento/apprendimento delle scienze e' un'interazione diretta degli alunni con gli oggetti... infatti, il coinvolgimento diretto, individuale e in gruppo con i fenomeni rafforza e sviluppa la comprensione e la motivazione".
L'educazione scientifica nella Scuola dell'Infanzia e nella Scuola Primaria dovrebbe tendere a far acquisire agli alunni "un atteggiamento di confidenza e riflessione critica nei confronti degli aspetti piu' propriamente scientifici del mondo in cui sono immersi... quella dimensione pervasiva della personalita' che puo' essere indicata come atteggiamento scientifico e metodo scientifico, di fronte ai problemi piu' urgenti della vita quotidiana" (Pontecorvo e Guidoni 1979). Lo scopo dei percorsi curricolari e', percio', quello di stimolare la costruzione di categorie e l'uso di spiegazioni razionali (teorie che i bambini non posseggono automaticamente), per entrare in relazione con il mondo con modalita' sempre piu' produttive dal punto di vista cognitivo. In questo processo un ruolo fondamentale e' giocato dal linguaggio che dovra' essere sempre piu' appropriato e specifico ed in particolare, nella sua dimensione sociale, consentira' ai bambini attraverso il confronto, la discussione, la negoziazione, di definire i significati favorendo l'astrazione e quindi la simbolizzazione dei concetti.
LA METODOLOGIA ADOTTATA 1^ FASE: OSSERVAZIONE DIRETTA E SPERIMENTAZIONE E' il momento della motivazione che si basa sulla curiosita' e sul piacere di osservare dal vivo.
2^ FASE: LAVORO INDIVIDUALE E' il momento in cui si traduce l'osservazione in rappresentazione tramite verbalizzazione scritta, disegno, tabelle. E' il momento dell'impegno attivo in cui ogni bambino e' coinvolto in prima persona anche con tentativi non sempre adeguati.
3^ FASE: DISCUSSIONE COLLETTIVA E' il momento del confronto in cui, attraverso l'interazione tra gli alunni e con l'insegnante, ci si prepara alla correzione e alla ristrutturazione delle concezioni individuali.
4^ FASE: AFFINAMENTO DELLA CONCETTUALIZZAZIONE E' il momento in cui si corregge e si modifica il lavoro per giungere, attraverso la correzione del proprio pensiero, alla costruzione del sapere.
5^ FASE: PRODUZIONE CONDIVISA Partendo dai prodotti degli alunni, l'insegnante guida alla sintesi collettiva. E' il momento della concettualizzazione:
espressione ordinata, logica, corretta e significativa di cio' che si e' appreso.
LA PROGETTAZIONE CURRICOLARE Il conseguimento di una conoscenza e' sempre "situato", dipende dai materiali usati, dalle attivita' proposte, dal modo come il discente capisce le cose (Bruner 2000). Nella riflessione sulla traduzione degli obiettivi nella prassi educativa, pertanto, deve essere particolarmente curata l'organizzazione degli ambienti educativi, in modo che siano in grado di promuovere apprendimento significativo e consentano, tramite un lavoro di costruzione sistematico, consapevole e attento agli aspetti operativi, l'elaborazione delle informazioni in conoscenze.
Nella scelta dei metodi si deve considerare anche che la conoscenza non e' semplicemente a disposizione, ma viene "creata" dall'uomo e viene costruita e negoziata con gli altri. Di fatto gli individui pensano "con" gli altri e con l'aiuto degli strumenti forniti dalla cultura. L'acquisizione e l'uso della conoscenza avvengono attraverso una rete di interazioni e di strumenti che danno significato alla conoscenza stessa. Ne risulta che l'apprendimento e' un processo che ha luogo in una cornice di partecipazione, non e' l'atto di una persona, ma e' "distribuito", appunto, tra coloro che partecipano alla situazione (Lave e Wenger 2006).
Occorre anche tener conto della molteplicita' delle differenze culturali e cognitive degli alunni, utilizzando interventi, metodi, linguaggi diversificati, capaci di intercettare i diversi stili di apprendimento.
L'attivita' educativa deve quindi essere adattata alle esigenze proprie di ogni singolo, fornendo stimoli educativi molteplici e quindi adatti alla molteplicita' dei modi di essere intelligenti (Gardner 1987).
Per ridurre l'incidenza delle diversita' individuali sul raggiungimento degli obiettivi, e' necessario, pertanto, proporre attivita' coerenti, ma diversificate, in modo che ognuno possa usufruire di tempi e modalita' adatte all'elaborazione delle conoscenze.
(Wel/ Dire)