I CASI ACCERTATI NEL NOSTRO PAESE ERANO 156 AL 2007, E NON 2MILA
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 17 feb. - Esistono le "spose
bambine" in Italia? E se ci sono, quante sono? La cronaca degli
ultimi mesi ha scoperto che anche nel nostro paese vivrebbero
minorenni straniere costrette dalle famiglie al matrimonio
combinato. La natura inquietante e sommersa di questi episodi
favorisce, pero', un approccio poco razionale dei mezzi di
informazione, che enfatizzano i numeri senza preoccuparsi troppo
della loro veridicita'. I casi accertati di matrimoni che
coinvolgono minorenni nel nostro paese erano 156 al 2007 e non 2
mila, come rilanciato da piu' parti. "Casi sporadici: la stampa a
volte generalizza senza capire il contesto", e' il commento degli
studiosi. I giornali, infatti, stanno documentando da qualche
mese quelle che sembrano tensioni della convivenza tra obblighi
familiari figli di culture lontane e il desiderio delle nuove
generazioni di vivere in liberta' come i coetanei italiani. Ma la
voglia di approfondire a volte si scontra con le imprecisioni.
Capita cosi' che anche l'autorevole Corriere della Sera incappi
nell'errore e, in una inchiesta di due pagine del 20 gennaio,
riporti alcuni dati gia' pubblicati dal quotidiano La Repubblica
quasi un anno fa, attribuendoli pero' al Centro nazionale.
Facciamo allora chiarezza: gli unici dati ufficiali del Centro
nazionale, elaborati da fonte Istat, fotografano il crollo
progressivo nel numero di spose minorenni in Italia e sanciscono
che, da piu' di mille casi dell'inizio degli anni '90 (1562 nel
1993), le nozze che coinvolgono under 18 sono scese a 156 nel
2007. Un numero ben lontano da alcune stime proposte soprattutto
in sede internazionale (e rilanciate dai media). Per esempio,
l'International center for research on women, un centro di
ricerca americano con sede a Washington, quantifica in almeno 60
milioni le spose bambine, 2 mila delle quali in Italia. Invece
per l'Unfpa, il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, la
stima sarebbe leggermente inferiore: circa 50 milioni nel mondo.
Una ricerca condotta proprio dall'Universita' Cattolica di Milano
sui giovani stranieri (fascia 14-19 anni), non nati ma venuti in
Italia, svela che loro, anche se il luogo di nascita "conserva un
forte valore simbolico, hanno gli stessi valori dei coetanei
occidentali: trovare un lavoro, costruirsi una carriera, decidere
in autonomia quale famiglia costruire".
Secondo Lia Lombardi, docente di Sociologia della medicina
all'Universita' di Milano, "per quanto i numeri siano forse
parziali e il fenomeno rimanga poco studiato, non possiamo che
evidenziare come la cronaca generalizzi spesso quelli che in
verita' vanno considerati casi isolati e sporadici. Non abbiamo
nessuna testimonianza diretta che nel nostro Paese si celebrino
matrimoni precoci- continua- cioe' unioni tra una bambina di 11,
12 o 13 anni con un uomo adulto, che- non dimentichiamolo-
possono comportare molti problemi sessuali e di salute alle
giovanissime". In Italia, esiste una norma ben precisa che
regolamenta il matrimonio dei minori, l'articolo 84 del codice
civile. "Allora- osserva Lia Lombardi- il problema e' quello
della rappresentazione. La stampa non si sforza di inquadrare un
fatto nel giusto contesto e arriva a dipingere questi episodi
come molto frequenti." È un gioco "pericoloso", secondo la
sociologa, perche' "replica e diffonde i pregiudizi verso le
persone migranti", senza contare che "si perpetra un'ulteriore
violenza verso minori che spesso si trovano in condizioni di vita
difficili".
(Wel/ Dire)