RAPPORTO 2009 DELL'UFFICIO ANTIRAZZISMO DELLE PARI OPPORTUNITA'.
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 3 feb. - Sempre meno donne,
sempre piu' giovani. Ma anche in una condizione di vita
tutt'altro che precaria e marginale. Sono le vittime di
discriminazioni razziali secondo le denunce e le segnalazioni
raccolte dall'Unar nel corso del 2009 (nel 2008 furono 339 quelle
ritenute pertinenti). Il rapporto dell'Ufficio nazionale
antidiscriminazioni razziali, struttura del Dipartimento per le
Pari opportunita', sara' presentato in occasione della prossima
giornata mondiale contro il razzismo del 21 marzo, ma siamo in
grado di dare delle anticipazioni sulle composizione demografica
di coloro che ne sono protagonisti.
Rispetto al 2008 e' passata dal 15,3% al 23,7% la quota delle
vittime con eta' a inferiore a 30 anni, cosi' come e' cresciuta
di quasi dieci punti (dal 26,4 al 36%) quella della fascia tra 31
e 39 anni, riportando la percentuale complessiva ai livelli del
2006. Un fenomeno, rileva l'Unar, che "getta una luce sinistra
sul futuro multietnico dell'Italia".
In aumento anche la percentuale degli uomini che si sono
rivolti a questo Ufficio del Dipartimento Pari opportunita',
passata dal 56,3 del 2008 al 61,3 dello scorso anno, un elemento
preoccupante in quanto sembra ridurre la possibilita' di far
emergere i casi di doppia discriminazione (razza e genere).Dalle
anticipazioni del rapporto si conferma inoltre come sia minima -
il 9,3% - la quota di immigrati irregolari che sono risultati
vittime di episodi di discriminazione, almeno secondo questo
osservatorio basato finora solo su denunce e segnalazioni
spontanee. L'86,3% ha un permesso di soggiorno (la meta' per
lavoro subordinato) e il 64% e' sposato o convivente, quasi l'80%
ha un diploma o una laurea (36,4%, in crescita rispetto al 2008).
Il rapporto dell'Unar e' basato sulle segnalazioni che
arrivano al call center (800 901010) da parte delle stesse
vittime (66,2% dei casi, in calo di quasi cinque punti), di
testimoni (15,8%) o delle associazioni accreditate (7,5%). E' da
sottolineare come risultino in generale piu' attendibili -
"pertinenti" e' il termine usato dall'Unar - le segnalazioni
inoltrate dai testimoni (tre quarti del totale) rispetto a quelle
delle vittime (53%).
"Piu' che l'autopercezione nell'individuare i casi di
effettiva discriminazione - rileva l'Ufficio - e' fondamentale il
ruolo dei testimoni, per questo occorre sviluppare interventi di
sensibilizzazione dell'opinione pubblica per motivare i cittadini
a denunciare gli episodi di cui sono testimoni".
(Wel/ Dire)