(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 17 dic. - Secondo il Rapporto
del Coordinamento enti autorizzati (Cea) sull'adozione
internazionale, il costo dell'adozione, le caratteristiche dei
bambini adottabili, la diminuzione dei decreti di idoneita' sono
tra i fattori che hanno determinato un disequilibrio tra la
"domanda" di adozioni internazionali da parte delle famiglie
italiane e la disponibilita' di bambini adottabili.
La domanda. "Le coppie oggi appaiono piu' informate e consapevoli
dei bambini che si possono adottare - afferma il Cea -. Questo ha
determinato meccanismi di autoselezione che portano la coppia
stessa a rinunciare o rivedere la scelta di adottare. Il costo
dell'adozione rappresenta per le coppie una barriera
all'ingresso, cui si aggiungono molti costi non economici. La
crisi riduce la tenuta delle famiglie su attese lunghe".
L'offerta. Sempre secondo il Cea, i bambini adottati sono sempre
piu' grandi (5,9 anni in media, in altri Paesi europei la media
e' molto piu' bassa), sempre piu' spesso con problemi di salute e
piu' raramente provenienti dai paesi europei. Le coppie scelgono
l'ente in base a diverse variabili, su cui incide molto la
qualita' della accoglienza iniziale, il numero di adozioni
concluse annualmente dall'ente e il numero di Paesi in cui esso
opera".
Per favorire un maggiore equilibrio, secondo il Cea occorre:
"Ridurre i costi economici, attraverso la leva fiscale;
semplificare l'iter di adozione, i tempi di attesa e i passaggi
tra i vari soggetti istituzionali; far crescere le relazioni tra
le coppie in attesa o che hanno vissuto lo stesso percorso
attraverso l'attivazione di iniziative di supporto continuativo".
Intervento all'estero. Nel sistema italiano delle adozioni
internazionali l'intervento all'estero e' garantito dagli enti
autorizzati. "E' dalla qualita' delle azioni all'estero che
dipende la qualita' del nostro sistema di adozioni
internazionali", precisa il Cea.
Presenza e tempi. Gli enti Cea sono presenti in 61 Paesi (erano
17 dieci anni fa). Ci vogliono almeno 3 anni perche' un ente
diventi operativo all'estero, sommando l'attivita' preparatoria
nel Paese, l'attesa media per l'autorizzazione della Cai e
l'attesa di accreditamento presso le autorita' straniere. "Un
ostacolo che gli Enti incontrano all'estero riguarda un certo
pregiudizio critico delle autorita' straniere nei confronti
dell'adozione internazionale, vista come svalutante le proprie
capacita' di risposta". Per questo, "e' auspicabile un ruolo di
maggiore garanzia da parte delle autorita' Italiane nei confronti
di enti e famiglie quando sono all'estero, un alleggerimento
delle procedure e dei tempi di autorizzazione da parte della Cai".
(WEl/ Dire)