ITALIA, IL 15,5% DEI BAMBINI VIVE IN FAMIGLIE POVERE
RAPPORTO UNICEF: "SCARSI GLI AIUTI, LO STATO FA POCO"
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 3 dic. - "Le disuguaglianze nel
benessere infantile hanno costi sociali che vanno al di la' del
benessere del bambino preso individualmente". E' questa una delle
considerazioni contenute nel rapporto Unicef su "Bambini e
adolescenti ai margini", presentato oggi. "Una maggiore equita'
nei vari ambiti del benessere- si precisa- puo' essere ottenuta
con politiche settoriali e specifiche per l'indicatore", ma
occorre anche "affrontare il problema in maniera piu' ampia,
multi-dimensionale".
POVERTA' INFANTILE IN ITALIA. L'Italia e' tra i paesi con i
tassi di poverta' relativa per i bambini piu' elevati: il 15,5%
dei bambini italiani vive in famiglie con redditi inferiori alla
meta' della media nazionale. I paesi con i livelli piu' bassi
sono la Finlandia, i Paesi Bassi, la Norvegia e la Danimarca,
tutte con un livello compreso tra il 5% e il 6%. Questi sono
tutti livelli osservati sul reddito disponibile, ossia sul
reddito determinato dalle forze di mercato e dall'intervento
dello stato attraverso i trasferimenti monetari alle famiglie e
alle politiche di tassazione (cioe' attraverso le politiche
redistributive).
TASSE E TRASFERIMENTI: SCARSO EFFETTO. Confrontando per
ciascun Paese la poverta' misurata sui redditi di mercato (prima
di tasse e trasferimenti) e quella misurata sul reddito
disponibile (dopo tasse e trasferimenti), emerge che l'intervento
dello stato in Italia ha una ricaduta minima: la poverta' passa
dal 16,6% al 15,5%. Cosi' per Spagna e Portogallo. Invece in
molti paesi l'intervento dello stato riesce a piu' che dimezzare
la poverta', come in Finlandia, Norvegia, Austria, Francia,
Irlanda. Nel Regno Unito la poverta' passa dal 26,4% al 14,6%
dopo l'intervento dello stato. In Germania dal 18,6% al 10,7%. In
Finlandia dal 15,2% al 5,2%.
Un esempio in termini assoluti per i paesi piu' popolosi
d'Europa: in Francia l'intervento dello stato riduce il numero
dei bambini poveri da poco meno di 2,5 milioni a meno di un
milione (con una riduzione di circa il 60% nel numero di bambini
poveri). La Germania da poco piu' di 2,5 milioni a circa 1,5
milioni. In Inghilterra da oltre 3,2 milioni a meno di 2 milioni.
In Italia, il numero dei bambini poveri passa da 1 milione e 690
mila unita' a 1 milione e 576 mila unita', con una riduzione di
appena il 7% da imputare all'effetto di tasse e trasferimenti.
BASSA SPESA PER LA FAMIGLIA. L'Italia e' tra i paesi Ocse con
i livelli di spesa per la famiglia piu' contenuti. Secondo i dati
Ocse la spesa che l'Italia dedica ai trasferimenti monetari e
alle esenzioni fiscali per le famiglie con bambini ammontava nel
2007 allo 0,63% del PIL. Il livello di spesa per trasferimenti
monetari, esenzioni fiscali e servizi sociali per le famiglie
sale al 1,43% del Pil. La Germania spende il 2,8%, la Francia il
3,7%.
Le considerazioni che emergono da questi dati sono cosi'
sintetizzate dall'Unicef: "I Paesi che spendono di piu' in
trasferimenti alla famiglie e agevolazioni fiscali rivolte alla
famiglie con bambini sono quelli che hanno maggiore successo nel
taglio dei livelli di poverta' di mercato. Cosi' come i paesi che
spendono di piu' in trasferimenti alla famiglie con bambini e in
servizi per la famiglie con bambini sono quelle con i livelli
piu' contenuti di poverta' infantile. I paesi che spendono meno
dell'1,5% del Pil per le famiglie hanno tutti tassi di poverta'
infantile superiori al 10%".
(Pic/ Dire)
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