(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 29 apr. - Save the Children
accoglie favorevolmente il Rapporto della delegazione del
Comitato del Consiglio d'Europa per la Prevenzione della Tortura
(CPT) diffuso oggi e si unisce alla sua richiesta alle autorita'
italiane per un'immediata revisione delle attuali pratiche di
intercettazione e rinvio dei migranti, volta alla garanzia
dell'assistenza umanitaria e sanitaria a tutte le persone sotto
la giurisdizione italiana, compresi coloro che vengono
intercettati in mare al di fuori delle acque territoriali.
L'organizzazione conferma le preoccupazioni gia' espresse in
passato sul coinvolgimento di minori nelle operazioni di rinvio
di migranti, principalmente in Libia, circostanza che le
autorita' italiane non avevano mai confermato ne' smentito
pubblicamente, ma che e' stata confermata dal rapporto emesso
oggi dal Cpt: dai dati contenuti nello stesso, infatti, emerge
che tra le 602 persone rinviate in Libia in quel periodo, almeno
12 erano minori e 4 le donne incinta (in particolare: un numero
imprecisato di minori e 4 donne incinta il 6 maggio; 2 presunti
minori il 9-10 maggio; 6 minori eritrei e 2 egiziani il 1 luglio;
2 presunti minori il 29-30 luglio).
"Come viene ricordato dal rapporto, durante queste operazioni di
rinvio non si e' proceduto all'identificazione dei migranti ed
anche nei casi in cui e' stata ravvisata la palese presenza di
minori, questi sono stati comunque rinviati in Libia,
contravvenendo cosi' sia a norme di diritto internazionale, come
l'art. 7 del Codice Schengen relativo al principio di
identificazione, che italiane, come l'art. 19 del T.U.
sull'immigrazione che prevede l'inispellibilita' di minori"
sostiene Valerio Neri, direttore generale per l'Italia di Save
the Children.
Save the Children concorda inoltre con il Cptsul fatto che
l'eserzio deldiritto degli Stati di controllare le proprie
frontiere e di adottare misure di contrasto all'immigrazione
irregolare non puo' porsi in contrasto con altri obblighi sanciti
dal diritto internazionale, come il principio di non refoulement,
evidentemente violato dalla politica italiana d'intercettazione
dei migranti e rinvio degli stessi in Libia e altri paesi.
Infatti, l'Organizzazione ribadisce che i migranti rimandati in
Libia sono potenzialmente esposti al rischio di condizioni di
detenzione non accettabili e maltrattamenti e che i minori, in
particolare, potrebbero essere detenuti insieme agli adulti con
il pericolo della macata piena tutela dei loro diritti. "Siamo
consapevoli che non esiste un'unica e semplice soluzione alla
complessa e difficile realta' dei flussi migratori misti, ma Save
the Children concorda con il CPT nell'affermare che l'Italia, in
quanto Stato membro dell'UE, ha l'obbligo che ogni azione volta a
gestire questa complessa realta' assicuri il rispetto di tutti
gli obblighi comunitari sia in materia di controllo delle
frontiere che in materia di diritto d'asilo e di diritti umani,
in particolare relativamente ai gruppi piu' vulnerabili, quali i
minori", conclude Valerio Neri.
(Wel/ Dire)