IL 60% DELLE ITALIANE CREDE CHE NON SI POSSA FARE NULLA.
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 22 apr. - L'osteoporosi si
predispone a diventare malattia durante l'infanzia. È in questo
periodo della vita, infatti, che le bambine accumulano il calcio
necessario che poi servira' in eta' avanzata. Una malattia che
oggi incide sui costi del Servizio Sanitario Nazionale per un
miliardo e mezzo di euro all'anno, con 90 mila fratture contando
solo quelle femorali. Oggi il 60% delle italiane crede che non si
possa fare nulla. Secondo una ricerca svolta dall'Osservatorio
Nazionale sulla Salute della Donna, l'osteoporosi viene, infatti,
ricondotta a fattori "ineluttabili" come l'eta' e la menopausa,
senza prendere in considerazione il proprio stile di vita e in
particolare la dieta alimentare e l'attivita' fisica.
Inoltre, solo meta' del campione conosce il ruolo fondamentale
della vitamina D per la salute delle ossa e sa che l'esposizione
al sole ne stimola la produzione. Va meglio per il calcio: 9
donne su 10 sanno che e' importante e si trova nel latte e nei
suoi derivati. Ma il dato piu' allarmante e' che non esiste
alcuna consapevolezza riguardo alla possibilita' di svolgere una
corretta prevenzione sia della malattia in eta' giovanile che
delle fratture in eta' avanzata. Solo al Nord una esigua
minoranza (18%) sa che l'osteoporosi si previene, invece, fin da
bambini e che l'accumulo di calcio e vitamina D, insieme
all'attivita' fisica regolare a questa eta', e' fondamentale per
costituire ossa forti. La stragrande maggioranza delle
intervistate (oltre l'80%), dichiara che il momento per iniziare
a prevenire la malattia e' durante la menopausa o, addirittura,
dopo una frattura. "L'unica prevenzione efficace - afferma
Stefano Mora, laboratorio di Endocrinologia Infantile, servizio
di Moc pediatrica e BoNetwork, Istituto scientifico San Raffaele
- si attua da giovani. È quindi, fondamentale trattare
l'osteoporosi come 'malattia' pediatrica.
E' in questo momento, infatti, in cui si riesce ad aumentare
in modo sensibile la massa ossea attraverso tre punti. Il primo
e' quello alimentare seguendo una dieta equilibrata - prosegue
l'esperto - In genere questo e' sufficiente a garantire il
corretto apporto di calcio e vitamina D. Secondo: esercizio
fisico regolare. Terzo: adeguata esposizione ai raggi solari.
Anche quando c'e' carenza di vitamina D, questo e' il miglior
sistema per produrla. Puntare, quindi, sul pediatra, troppo
spesso escluso, puo' essere il segreto per una migliore
informazione delle donne sulla malattia. E il pediatra stesso
dovrebbe essere maggiormente sensibilizzato riguardo al suo
fondamentale ruolo".
(Wel/ Dire)