LAURA SCOTTI LAVORAVA NELL'ASSOCIAZIONE AMICI DEI BAMBINI.
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 22 apr. - Dopo soli sei mesi i
kosovari gia' la definivano "una di noi". Per stare con loro, per
portare aiuti ai profughi e creare case famiglia per i bambini,
Laura Scotti si era lasciata alle spalle tutta un'altra vita.
Giovane donna milanese, trentacinquenne in carriera, aveva
davanti a se' un futuro promettente nell'agenzia pubblicitaria
dove lavorava. Ma nel maggio del 1999 fece un'altra scelta:
lasciare il lavoro per occuparsi di volontariato
nell'associazione AiBi (Amici dei bambini). E gia' a luglio di
quell'anno parti' per il Kosovo dove, terminato il conflitto con
la Serbia, erano arrivati i volontari delle ong.
Duro' poco, sei mesi vissuti con grande intensita', la scelta di
Laura. Perche' lei mori' il 12 novembre 1999, insieme ad altri
operatori umanitari, in un incidente aereo sui cieli di Pristina.
Ai "189 giorni di Laura" e' dedicato un libro di Francesca Mineo,
che parla dell'esperienza di volontariato della cooperante
milanese e del suo amore e impegno profuso a ricostruire la vita
e ridare felicita' ai bambini sconvolti dal conflitto. Il volume
e' una raccolta di ricordi delle persone che l'hanno conosciuta
nel suo impegno di volontariato nel Kosovo: non solo un libro
celebrativo di una persona con forti ideali, pero', ma una serie
di riflessioni sull'importante ruolo dei volontari in situazioni
difficili.
"La capacita' di Laura di leggere dentro le persone e' stata la
sua testa d'ariete per abbattere porte chiuse dal dolore",
ricorda Giovanni Solima nelle pagine del volume. Che riporta
numerose testimonianze dei bambini, ora adulti, che hanno
ritrovato la forza di vivere grazie a Laura Scotti. Come Dafina
Rrustemaj, la bambina a cui Laura era piu' legata in Kosovo.
Laura l'aveva conosciuta al funerale di suo padre, e da allora
Dafina le era attaccatissima e la chiamava sorella. "Laura e'
stata proprio come dice il proverbio kosovaro: l'ospite migliore
rende breve la notte", ricorda la madre di Dafina.
Tra le testimonianze quella di Ibrahim Berisha, capo villaggio di
Grabovc nel 1999, che lavoro' a stretto contatto con Laura. Nel
villaggio albanese del Kosovo c'e' oggi una scuola intitolata a
lei: "Era il sogno di Laura e ci aveva lavorato tanto, ora siamo
riusciti a realizzare il suo sogno" - dice Ibrahim, che ricorda
anche il suo incontro con la cooperante: "Quando incontrai Laura
la prima volta, insieme a altri volontari dell'associazione,
compresi subito che si trattava di una donna con personalita'
forte, di elevata statura morale - continua - "voleva aiutarci,
era interessata a ogni dettaglio del progetto di rifacimento
della scuola. È bene che i ragazzi di Grabovc la ricordino come
un riferimento da seguire: aveva a cuore il futuro dei nostri
bambini e del nostro popolo".
L'eredita' di Laura Scotti e' anche quella che l'Ai.bi ha
lasciato: la casa famiglia di Gjakova e' il punto di arrivo di
una serie di interventi a favore dei bambini e delle comunita'
locali sviluppati in Kosovo. Dalle parole stesse di Laura si
coglie la necessita' che lei sentiva di lasciare qualcosa di
concreto sul sentiero di aiuto e ricostruzione intrapreso: "Non
dobbiamo lasciare solo questo popolo", scriveva nei suoi report
inviati all'Ai.Bi. Il libro "I 189 giorni di Laura" di Francesca
Mineo e' pubblicato da Ancora e fa parte della collana 'Amici dei
bambini'.
(Wel/ Dire)